Regole europee che, sulla carta, sembrano eque, perfette. E che col tempo, però, semplicemente dimostrano di non funzionare. Con i pericoli più grandi nascosti dietro un angolo preciso, quello sovrastato dalla scritta Mes. A puntare il dito contro la ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità è stato Guido Salerno Aletta, in passato consigliere al Senato e vicesegretario generale a Palazzo Chigi, oggi editorialista. Intervistato da Fabio Dragoni per La Verità, l’esperto ha parlato del Mes come di una “contraddizione europea, una situazione paradossale e soprattutto pericolosa. L’Ue con una mano scrive regole che disciplinano tutto alla perfezione. Poi però ci si rende conto che il sistema fa acqua, e allora servono i salvagenti. E allora crea mostri”. Salerno Aletta si è chiesto a cosa serva “prevedere un Fondo che può concedere aiuti in via precauzionale solo agli Stati che, sulla base di 14 indicatori, non hanno problemi macroeconomici. Non è logico: se non hai squilibri, non hai bisogno di aiuti”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Salerno Aletta ha poi analizzato l’uso del Mes come possibile argine alle crisi bancarie: “Da una parte si vietano gli aiuti di Stato per i salvataggi bancari, dall’altra si prevede il Mes come salvagente, capace di mettere a disposizione degli istituti in difficoltà carrozze e cavalli. Il tutto senza le severe condizioni che invece sono regola inderogabile per gli aiuti concessi agli Stati. Si tratta proprio di quegli aiuti di Stato alle banche che erano stati vietati”. (Continua a leggere dopo la foto)
A fine giugno è in programma la discussione per la ratifica del Mes, momento particolarmente delicato per un governo, quello guidato da Giorgia Meloni, che in passato si era detto contrario al Fondo. Firmare, secondo Salerno Aletta, significherebbe “perdere uno strumento di negoziazione. Ma in politica tra il sì e il no esiste il ni. Quando si stipula un trattato multilaterale, spesso gli Stati appongono riserve, deroghe, precisazioni alle quali viene legata la propria adesione”. (Continua a leggere dopo la foto)
Esiste, dunque, una terza via. Ovvero “prendere tempo. Un punto cruciale è rappresentato dai requisiti previsti per la concessione delle linee di credito agli Stati ammessi in via precauzionale. Il pericolo è che la ristrutturazione del debito venga posta come condizione preliminare per ottenere gli aiuti. È già successo con la Grecia, per la gioia degli speculatori”. Bisogna evitare, quindi, che il Mes “si trasformi in un’agenzia di rating, inerme di fronte a un attacco speculativo e che si limiterebbe a lasciar affondare uno Stato in difficoltà”.
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