Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis hanno scritto una letterina, che formalmente è carta straccia, per escludere che sulla nuova linea “sanitaria” del Mes venga esercitata una “vigilanza rafforzata” sull’Italia, la famosa Troika mascherata. La letterina, comunque, si guarda bene dal smentire che un controllo normale vi sia sul Paese beneficiario del prestito, all’accesso e nel “durante”. Come spiega Angelo De Mattia su Il Tempo, “non è chiaro se il particolare finanziamento durerà soltanto, come sarebbe stato previsto inizialmente, finché dura l’epidemia con la conseguenza che, alla cessazione di quest’ultima, il regime del prestito diventa quello normale con tutti i connessi previsti controlli. Anche quelli tanto temuti da parte di molti politici italiani da quel momento in poi. Il rischio insomma è che molto entusiasmo con cui è stata accolta la lettera Gentiloni-Dombrovskis rischi poi la doccia fredda fra qualche mese”.
Ed è questa la paura più grande per gli italiani. La Troika in casa richiama a tutti la storia della Grecia. Spiega ancora De Mattia: “Non si può altresì escludere che, pur non essendovi una ‘vigilanza rafforzata’, la normale supervisione possa sempre trasformarsi in un controllo più intenso al verificarsi di determinate circostanze e sempre che ciò non sia escluso a priori con una adeguata misura normativa”. La recentissima sentenza della Corte costituzionale tedesca, inoltre, non ha fatto altro che chiudere i piccoli spiragli che si erano aperti per gli aiuti europei agli Stati in difficoltà, Italia in testa. “D’altro canto – si legge giustamente su Il Tempo – dalla Bce non si attendono aiuti, bensì l’esercizio, secondo un’interpretazione-applicazione non restrittiva, del suo mandato inaugurata con successo da Mario Draghi e validata dalla Corte europea di giustizia”.
Non esistono, dunque, la possibilità e la fondatezza di uno scambio Bce-Mes. La Presidente Lagarde, intanto, ha avuto il coraggio di rispondere seccamente alla Germania ribadendo che la Bce risponde solo all’Europarlamento e alla Corte europea di giustizia, e non ai giudici tedeschi. “Comunque per il Mes, se si confermerà il tipo di vigilanza sopra richiamato, che non elimina dubbi e possibili preoccupazioni anche se diversi da quelli che avrebbe indotto un controllo rafforzato con il seguito delle pesanti richieste olandesi perché si possa arrivare a un accordo sul Meccanismo, allora si dovrà concludere che rimane messa in forse, se mai sia stata veritiera, la tesi della completa assenza di condizionalità nella nuova linea”. E qui sono i problemi.
Giuseppe Conte, invece, si dà alle acrobazie. Dice al Fatto quotidiano di non ritenere utile il ricorso al Mes, ma l’Italia vi aderirà formalmente (per strategie in accordo con altri Paesi vicini all’Italia) pur non usufruendone. Una supercazzola, avrebbe detto Monicelli. Spiega De Mattia: “Come dire: approvo, ma nel contempo disapprovo”. Quel che si capisce è che pur facendo il gioco delle tre carte, alla fine, il Mes in un modo o nell’altro ce lo ritroveremo in casa, e saranno guai.
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