Aveva aperto il fuoco contro tre rapinatori, autori di diversi colpi a dei bancomat nella zona di Cittadella, in provincia di Padova. Centrando con un proiettile un giostraio, in fuga insieme ai suoi complici su un’auto inseguita dai carabinieri. Per questo, oggi, Massimo Zen è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione, inflitta per omicidio volontario. Una decisione che sta facendo discutere, con tanti italiani che sui social si sono schierati dalla sua parte, chiedendo una pena più lieve. L’uomo, guardia giurata di 52 anni, è ora in attesa di essere portato in carcere dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, arrivato nonostante la Procura generale avesse chiesto di annullare la condanna e rimandare il caso alla Corte di Appello perché “l’evento si sviluppò nel contesto di una attività lecita, seppur rischiosa, che aveva determinato una situazione che imponeva una reazione”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiegato dal Giornale, invece, la Suprema Corte ha ritenuto esatta l’impostazione dei giudici di secondo grado, disponendo il carcere. Zen si è detto deluso dalla giustizia italiana, “che non ha tenuto conto della situazione in cui si era trovato a operare”. Secondo le ricostruzioni della testata, la guardia giurata aveva messo la macchina di traverso per cercare di bloccare i malviventi. Vedendo la loro auto puntare contro di lui, aveva aperto il fuoco, uccidendo uno dei rapinatori di nome Manuel Major. (Continua a leggere dopo la foto)
Il 52enne ha spiegato di essere deluso anche dal comportamento dell’azienda per la quale prestava servizio: “Dopo aver promesso sostegno, mi ha lasciato a spasso appena mi è stata tolta la possibilità di lavorare. Il risultato è che da un anno e mezzo tiro avanti con l’assegno di disoccupazione”. Un’amarezza che Zen ha esteso anche al mondo della politica. (Continua a leggere dopo la foto)
“Nei giorni seguenti alla sparatoria – ha detto Zen – diversi politici dichiararono ai giornali la loro solidarietà nei miei confronti. Eravamo in periodo elettorale ma, nel giro di poco tempo, la loro vicinanza non si è fatta più sentire. Rifarei oggi quel gesto? No, considerando le leggi che ci sono in Italia, oggi mi girerei dall’altra parte. Fino a quel giorno, per oltre vent’anni ho indossato una divisa e i malviventi ero abituato a catturarli. Invece ora tocca a me andare in carcere e non so cosa aspettarmi”.
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