Mentre nel resto del mondo le mascherine sono solo un lontano e brutto ricordo, in Italia si fatica ancora a liberarsene. Almeno da un punto di vista politico. Già, perché il ministro Schillaci – che doveva rappresentare un punto di rottura con i disastri combinati dal suo predecessore – sembra come impossessato da un fantasma di Speranza. Invece di imporre l’addio ufficiale e definitivo alle mascherine per qui poveretti ancora obbligati a portarle – i sanitari ad esempio – ha deciso di fare come Ponzio Pilato e lavarsene le mani. Cioè? Semplice: ha lasciato piena autonomia a ospedali e governatori di decidere sull’obbligo o meno. E così succede che in Italia, nell’estete del 2023, ci sarà ancora un ospedale che magari impone l’obbligo e un altro no. Una regione sì, un’altra no. Ma capiamo meglio la cosa. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiega Maurizio Belpietro con un articolo su La Verità, che è un duro attacco al ministro Schillaci, “in pratica, quella che originariamente era stata presentata come una misura a tutela della salute degli italiani, adesso diventa una misura a capocchia, che non ha alcuna motivazione scientifica, ma morale”. Meglio di così non poteva essere detto. Quindi se un direttore di una Rsa – facciamo un esempio – preferisce mantenere l’obbligo delle mascherine nella sua struttura, in virtù dell’autonomia concessagli dal ministro, potrà farlo. Questo riguarderebbe dunque non solo il personale, ma anche i visitatori. Quindi se uno volesse poi andare a trovare la nonna, sarà ancora costretto a indossare il bavaglio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Mascherine, l’autonomia di Schillaci è in realtà anarchia
Lo stesso vale per i presidenti delle Regioni. In virtù dell’autonomia di Schillaci sulle mascherine, potranno imporre e revocare gli obblighi come meglio credono. E questa sarebbe la scienza? E questa sarebbe la rottura con l’era Conte-Draghi-Speranza? Siamo così nell’anarchia più totale. Un esempio? La decisione di Schillaci arrivata il primo maggio ha subito dato i suoi effetti. Racconta sempre Belpietro che ad esempio in Trentino e nella provincia autonoma di Bolzano si sono subito affrettati a togliere il bavaglio a pazienti e visitatori – precisando che ognuno può circolare liberamente in corsia senza dispositivi di protezione – ma qualche chilometro più in là, nella Regione Veneto, chi abita a San Candido deve ricordarsi che se va a Cortina, paese confinante, la mascherina diventa obbligatoria.
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