Pagare attraverso lo smartphone è ormai per molti una realtà quotidiana, i pro sono quelli di non dover ricordare il codice pin e di evitare di portare con sé la carta di credito. L’idea di poterlo fare senza nemmeno dover ricorrere al telefono, però, è risulta essere un tantino più inquietante. Per farlo, infatti, si dovrebbe utilizzare il famigerato microchip sottocutaneo. Per molti si tratta di una soluzione futuristica, per altri (meno informati) si tratta di complottismo. Ma c’è già chi è andato oltre, battendo numerosi record.
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L’olandese con 32 chip
“Suscita scalpore ogni volta che paga qualcosa in un negozio o un ristorante“. Così esordisce la BBC nel raccontare la storia di Patrick Paumen, un 37enne olandese in grado di effettuare un pagamento contactless semplicemente posizionando la mano sinistra vicino al pos. Superpoteri? Decisamente no. È la rappresentazione del futuro che alcuni vorrebbero per tutti noi. È il caso di Patrick, l’uomo che negli ultimi tre si è fatto impiantare nel proprio corpo 32 microchip, uno per ogni sua stretta necessità. Per cosa li usa? Per aprire le porte, il cancello, la saracinesca del garage, per pagare le corse dei mezzi pubblici o per fare shopping nei negozi. Una comodità, la sua, alla quale non sarebbe più in grado di rinunciare.
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“Mi vien da sorridere…”
Intervistato dalla Bbc, l’uomo si è mostrato assolutamente entusiasta dei suoi “ospiti” interni: «Mi viene da sorridere quando vedo le altre persone prendere il portafogli per pagare, digitare pin sui Pos oppure anche solo utilizzare lo smartphone per eseguire le transazioni. I mezzi si evolvono e per me la scelta migliore è quella di sfruttare tutta la comodità che può offrirci».
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Le aziende produttrici rassicurano tutti (ovviamente)
La Walletmor, azienda specializzata nell’impiantare microchip sottopelle, ha spiegato che l’operazione provoca soltanto un leggero pizzico. Il chip, infatti, è grande quanto un chicco di riso e pesante meno di un grammo. La struttura è una piastrina a base di un biopolimero, materiale di origine naturale simile alla plastica. Le società produttrici sponsorizzano questa tecnologia come assolutamente sicura, in quanto sarebbe la stessa di quella già in uso dei sistemi contactless. Lo stesso Paumen, che si definisce un «Biohacker», si sente tranquillo, relativamente alla sicurezza e alla privacy dei suoi dati personali.
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C’è sempre il rovescio della medaglia
Ovviamente bisogna sempre fare i conti con il rovescio della medaglia. Sappiamo tutti come, fino a poco tempo fa, chi andava blaterando di “controllo totale” da parte dei governi attraverso i chip sottocutanei, venisse tacciato di banale complottismo. Ebbene, come spiegato in precedenza la tecnologia esiste da decenni, e da anni in molti, i più informati, si chiedono quale sia il prezzo da pagare per la comodità di avere tutto, letteralmente, a portata di mano. Una tecnologia che andrebbe a braccetto con il collaudato strumento del Green Pass, che se implementato nei chip troverebbe la perfetta piattaforma per compiere un clamoroso balzo in avanti verso il famigerato “modello cinese” del credito sociale. I dubbi maggiori nascono sulla base del tracciamento continuo e sulla possibilità di utilizzare questa tecnologia come arma contro i dissidenti, semplicemente “spegnendo” i loro chip e, di conseguenza, escludendoli dalla vita sociale bloccando la possibilità di effettuare transazioni o, in casi estremi, cancellare i dati relativi all’identità dell’ospitante. Cose assurde? Non sembra. Basti pensare alle durissime misure prese dal Governo Trudeau in Canada per reprimere la rivolta del “Freedom Convoy” di qualche mese fa, visibili nel post qui sotto.
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La storia dell’olandese è sicuramente d’impatto, ma non tratta certo del primo ad impiantarsi questo genere di tecnologia nel corpo. Già nel 1998, infatti, il professore britannico Kevin Warwick, fu il pioniere della sperimentazione del microchip sottocutaneo. Un sondaggio realizzato sempre dalla Bbc ha rivelato che, su 4mila cittadini europei intervistati in merito, circa il 51%, oltre uno su due, sarebbe oggi tentato dall’idea di farsi impiantare un microchip per rendere la propria vita quotidiana più comoda. Voi sareste disposti a farlo?
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