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L’Italia si mangia il suo suolo: le case sono sempre più vuote, ma si continua a costruire senza freni

Pubblicato il 15/01/2020 10:17

Da un lato case vuote, inabitate, che fanno rabbia in un mondo in cui tante famiglie si battono quotidianamente per avere un alloggio. Dall’altro, diabolico rovescio della stessa medaglia, una smania costruttiva che non si arresta, la rincorsa all’edificazione continua di nuovi edifici che porta a un consumo sempre maggiore del suolo. Tanto da spingere l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a lanciare un allarme: “In futuro si passeggerà a piedi nudi nel cemento e sempre di meno nelle aree verdi cittadine”.

Un messaggio ripreso e fatto suo anche dalla Corte dei Conti, organismo che controlla la gestione delle risorse pubbliche, che ha denunciato come il consumo del suolo stia “mettendo in ginocchio il Paese”. Il tutto mentre, però, la legge in materia rischia di vedere il proprio iter in Parlamento fortemente rallentato, rischiando come troppo spesso accade in questi casi di arenarsi per sempre. Il quadro, nel frattempo, è sotto gli occhi di tutti: i rapporti Ispra 2019 raccontano di 380 metri quadri di superficie occupati da cemento o asfalto per ogni abitante, un valore in aumento di circa 2 metri quadrati l’anno a fronte di una popolazione che è invece in diminuzione.

Meno abitanti, sempre più costruzioni insomma. In totale si costruiscono 456 metri quadri per ogni abitante in meno. Il tutto nonostante i continui appelli provenienti dalle istituzioni europee e mondiali a tirare il freno: l’Onu ha posto l’allineamento del consumo di suolo alla crescita demografica tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.

Il consumo sempre più feroce del suolo produce un danno economico tra i 2 e i 3 miliardi l’anno, legati alla perdita di servizi ecosistemici del suolo. Non a caso sempre la Corte dei Conti ha invitato il governo a produrre “norme e azioni di radicale contenimento”, spiegando come il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico rappresenti per il Paese “un forte impegno finanziario annuale”. “Il consumo di suolo – scrive l’organismo di controllo – è passato dal 2,7 per cento degli anni Cinquanta al 7,65 del 2017”. Eppure di inversioni di marcia all’orizzonte non c’è al momento traccia e, anzi, le poche norme in discussione rischiano di non trasformarsi mai in legge, mentre l’emergenza si fa sempre più seria anno dopo anno.

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