La sintesi dell’impotenza del governo italiano di fronte alla crisi economica figlia della pandemia è tutta nelle parole di Luigi Di Maio, quello che a luglio esultava parlando di “un’Europa finalmente cambiata” e che oggi, invece, invoca disperato rapidità nell’erogazione dei soldi del Recovery Fund. “Quei 209 miliardi servono subito, non c’è altro tempo da perdere” ha detto il ministro degli Esteri. Consapevole, però, delle beghe tra Strasburgo e Bruxelles che al momento continuano a tenere bloccate le preziose risorse.
Si litiga sul bilancio europeo, si litiga sulla proposta di condizionare l’erogazione dei fondi allo Stato di diritto, contro la quale Ungheria e Polonia hanno subito alzato barricate. Senza al momento soluzioni all’orizzonte e con il rischio di veder slittare ulteriormente la maxi-operazione da 750 miliardi di euro lanciata dalla Commissione di Ursula von der Leyen e accolta subito con sfrenati festeggiamenti dal governo giallorosso, lo stesso che ora rischia di trovarsi al centro di un pasticcio non da poco.
La nota di aggiornamento del Def con l’aggiornamento delle previsioni economiche si basa su una ventina di miliardi di sovvenzioni Ue per il 2021, pari al 10% del totale e che andrebbero incassati tra aprile e giugno per tenere fede agli impegni. Tempistiche che rischiano di saltare completamente, spazzando via le promesse fatte agli italiani dall’esecutivo. Il Paese, nel frattempo, non può aspettare: il Centro Studi di Confindustria ha lanciato l’allarme, con il presidente Carlo Bonomi a sottolineare le difficoltà della ripresa, con il rischio concreto di trovarsi fra quest’anno e il prossimo con 650 mila occupati in meno. Un disastro per il quale al momento non sono stati disposti argini.
Il 2021 rischia così di passare alla storia come l’anno delle occasioni sprecate, con il rilancio del Paese soffocato sul nascere dalla lentezza dell’Ue e dall’incapacità di spendere bene i soldi del Recovery Fund che, si spera, prima o poi comunque arriveranno. Gualtieri ha promesso altre misure-ponte in attesa dei fondi europei. In attesa che Bruxelles e Strasburgo si ricordino di noi.
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