Le capacità camaleontiche di Luigi Di Maio non sono più un mistero, considerando la facilità con cui il ministro degli Esteri cambia pelle a seconda dell’occorrenza. L’ultima giravolta è arrivata sul tema dell’immigrazione, con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui, di colpo, l’ex capo politico dei Cinque Stelle invoca lo stop agli sbarchi in nome della sicurezza nazionale: “Si è diffusa l’idea che sia facile sbarcare in Italia, e questo messaggio va contrastato con una risposta europea, altrimenti rischiamo di implodere nella situazione di emergenza in cui già ci troviamo”.
Di Maio ha precisato, con riferimento agli attentati che hanno insanguinato l’Europa in queste ore, che “è sbagliato accostare richiedente asilo e terrorista”. Ma ha aggiunto poi che un rischio esite e che l’Italia sia stata “troppo poco aiutata nell’emergenza sbarchi, Lampedusa è la frontiera di tutti e 27 gli Stati membri. Abbiamo sostenuto la commissione Von der Leyen anche per un progetto ambizioso in tema migranti, ma dobbiano dire che al momento la proposta è incompleta. Bisogna rivedere il principio del chi prima accoglie, prima gestisce”.
E ancora. Per Di Maio i rimpatri dovrebbero essere “coordinati da Bruxelles” e fatti “a spese dell’Unione Europea”. La situazione a Lampedusa preoccupa: “Nelle ultime 48 ore sono sbarcati 1.700 migranti. Già siamo in forte sofferenza per la pandemia, non possiamo permettercene un’altra. È chiaro che bisogna cambiare postura”. Viene da chiedersi, di fronte a questa improvvisa presa di posizione, cosa ne pensano il premier Giuseppe Conte e gli alleati di governo, soprattutto quelli d’area dem, delle parole del ministro degli Esteri. E come mai questa consapevolezza sia maturata soltanto ora.
Chiaro che dietro le considerazioni di Di Maio c’è un ulteriore tentativo di smarcarsi in vista degli Stati Generali del Movimento, ai quali vuole presentarsi da assoluto protagonista per difendere la linea da lui stesso già imposta ai Cinque Stelle. Ma l’intervista di Giggino non può non suscitare dubbi e perplessità. Per esempio: perché puntare il dito contro Matteo Salvini sul tema immigrazione per poi riconoscerne la portata e invocare lo stop agli sbarchi? Di Maio è forse deciso a testimoniare a favore del leader della Lega nel corso dei processi che lo vedono imputato? In caso contratio, perché allora di colpo ne ricalca le posizioni? Domande alle quali però, probabilmente, il ministro non risponderebbe altrettanto volentieri.
Ti potrebbe interessare anche: De Rita a Conte: “Basta, dateci pace! Troppa incertezza nel governo”