x

x

Vai al contenuto

Lezioni davanti alle scuole chiuse. La ribellione degli insegnanti contro la Dad

Pubblicato il 17/11/2020 23:34 - Aggiornato il 17/11/2020 23:37

Una rete di ribellione che si ramifica lungo la penisola. Non solo gli studenti, adesso anche i professori si oppongono e dicono no alle decisioni del governo, no alla soluzione della Dad, didattica a distanza, no alla chiusura degli edifici scolastici degli istituti superiori.

“La scuola paga per carenze non sue: i trasporti e la sanità. E questa è la cosa più difficile da digerire perchè fa male ai ragazzi”, afferma Gloria Ghetti, docente di Storia e Filosofia presso il liceo classico Torricelli-Ballardini a Faenza. Stamattina, 17 novembre, nella città romagnola la professoressa Ghetti ha tenuto la sua lezione nel cortile.

Come lei anche la docente Maria Angela Vitali, di 60 anni, con 38 di cattedra, ha svolto la sua lezione -la quarta- a distanza, ma davanti la scuola.

Il permesso chiesto in questura, lo spiazzale libero del liceo scientifico, distanza, mascherine e la lezione di fisica è potuta iniziare anche a Firenze. “Mai fatto qualcosa di simile in vita mia, ma stavolta voglio dare un segnale: la didattica a distanza non va bene, mi sono sempre lamentata in questi mesi, ora ho deciso che dovevo fare qualcosa”, spiega Vitali.

Impossibile accettare che gli alunni siano sacrificati in nome dell’incapacità del governo. Lo sconforto, per entrambe, è di aver fatto di tutto pur di riaprire in sicurezza e poi tutti di nuovo a casa.

Impossibilie non fare niente e continuare come se le cose funzionino. “La difficolta dei ragazzi la vedo, la comprendo e la vivo insieme a loro. Non la sopporto più. Quando li guardo negli occhi, capisco se è il momento di chiedere, di interagire e come, aiuto il timido a farsi avanti, freno lo spavaldo. Il parlare davanti a un Pc invece abbatte ogni differenza tra i ragazzi: sono tutti lì, uniformati, senza più le loro personalità da valorizzare. E sono demotivati”, spiega la docente Maria Angela.

Anche Napoli si ribella. In piazza del Plebiscito, i banchi -quelli tanto voluti dalla ministra dell’Istruzione e individuati come la soluzione brillante che avrebbe evitato le chiusure-, sono stati disposti a formare la scritta “No Dad”.

Il governo della follia, quello che ha speso una somma spropositata per acquistare banchi monoposto e con le rotelle, arrivati in clamoroso ritardo e che ora giacciono nelle aule delle scuole chiuse, ricoperti di polvere, mentre i ragazzi fanno lezione per strada.