Come un prestigiatore, Matteo Salvini si prepara a cambiare per magia il volto alla Lega, trasformandola, udite udite signori spettatori, addirittura in un partito europeista. Il leader del Carroccio sembra infatti giorno dopo giorno sempre più orientato a cedere all’ala più moderata del partito, quella che ha iniziato fin dalle prime ore a rinfacciargli i risultati di una tornata elettorale deludente e i numeri, preoccupanti, con cui Giorgia Meloni potrebbe presto sfidare la sua leadership. Intollerabile, per uno che ha il sogno di tornare al governo dalla porta principale, sbattendo fuori l’odiato Conte da Palazzo Chigi. E così, pur di tornare presto a snocciolare sondaggi gratificanti, ogni strada diventa buona. Anche quella che porta a Bruxelles.
La strategia all’esame di Salvini prevede così l’allontanamento in Europa dal gruppo Identità e Democrazia tanto caro all’amica Marine Le Pen, una formazione che finora ha tenuto la Lega incollata ai sovranisti degli altri Stati Ue impedendole ogni tentativo di collocarsi in una sfera più moderata, più istituzionale. Quella nella quale, secondo i fedelissimi del Capitano, il partito dovrebbe spostarsi per recuperare i voti perduti in queste ultime settimane. E allora tanto vale saltare di colpo il fossato che lo separa dai vertici dell’Unione Europea.
I 29 eurodeputati della Lega, secondo i piani di Salvini, una volta lasciata Identità e Democrazia dovrebbero rimanere per qualche settimana in stand-by, per poi approdare verso un nuovo gruppo che sdogani il partito e lasci definitivamente alle spalle il passato di aperta ostilità con Bruxelles e le sue istituzioni. Un passaggio che d’altronde si stava preparando da tempo, con l’ex ministro degli Interni di colpo infatuato di Mario Draghi, del quale auspicava l’avvento alla guida di un governo di tutti. Non proprio una presa di posizione coerente per chi, in Europa, si schierava fianco a fianco con i nemici giurati dell’Unione.
Alla fine, insomma, Salvini si è fatto convincere: una Lega più moderata, europeista, istituzionale. Imitando un po’ le ambiguità di una Giorgia Meloni che si colloca nel limbo degli “amici di Bruxelles ma non troppo”, critica a tratti senza però mai esagerare. Così il leader delle Lega spera di recuperare il terreno perduto e rafforzare il suo ruolo di guida nel centrodestra. E pazienza se qualcuno, un po’ incredulo, si chiederà se sia soltanto uno scherzo.
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