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“Le morti improvvise hanno tutte una cosa in comune”. L’inquietante scoperta conferma: “Sono in aumento”

Pubblicato il 01/02/2023 11:12

Al di là dei dati statistici, che sono comunque importanti e che ora andremo a vedere, basta aprire ogni giorno un qualsiasi giornale per leggere di “malori improvvisi” e “morti improvvise” che si portano al creatore decine di persone, soprattutto giovani. E il trend è allarmante perché questo fenomeno si sta verificando in particolare modo da un anno e mezzo. Innegabile, dunque, indagare una possibile correlazione con la vaccinazione di massa. Così, mentre degli studiosi indipendenti provano a fare chiarezza sulla questione, con lo sfavore dell’intero Sistema e di certa politica che lavora per mettere il bastone tra le ruote alla ricerca della verità, qualcuno ci prova ad alzare la voce e a dire le cose come stanno. Ad esempio Valerio Petterle, medico specializzato in urologia, medicina legale e criminologia clinica, in servizio presso l’Ulss 2 della Regione Veneto, che da 7 anni, certifica decessi in abitazioni private e Rsa di circa 25 Comuni della provincia di Treviso. Intervistato da La Verità snocciola numeri e dubbi su quanto sta accadendo da qualche tempo a questa parte. E cosa emerge dal suo racconto? (Continua a leggere dopo la foto)

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Petterle è l’ufficiale di polizia mortuaria incaricato di certificare il decesso di una persona, he sia per un incidente stradale, un annegamento o una morte violenta. Negli ultimi tempi, però, soprattutto per morti improvvise. Per questo il medico ci tiene a specificare che il suo lavoro consiste anche nel verificare la correttezza della diagnosi. Per esempio, non accetta che si scriva “arresto cardiaco”, che presuppone una ripresa: “Se una persona è deceduta, è morte cardiaca”. Petterle confessa che ultimamente compie non meno di 10 e non più di 20 accertamenti nell’arco delle 24 ore. Il medico, prima di entrare nel dettaglio, rivela anche un’altra follia tutta italiana, eredità delle linee guida di Speranza: “Ancora oggi, quando arriva il 118 e il medico si trova davanti una persona in fin di vita o già morta, assieme alla constatazione del decesso fa eseguire il tampone. Il risultato del test, continua a comparire nella diagnosi di morte”. (Continua a leggere dopo la foto)

Siamo a questo: facciamo tamponi ai defunti. Per cui se il deceduto risulta positivo, in base a una circolare interna dell’Azienda sanitaria, viene trattato come morto per Covid. A parte questo, il passaggio ancora più interessante dell’intervista è quando Petterle rivela i tipi di morti che vede da qualche tempo a questa parte: “In persone sane, sportive, di mezza età e senza patologie cliniche, negli ultimi cinque mesi la metà dei decessi è per Sads, la sindrome della morte improvvisa dell’adulto. Anche ieri, due uomini di 54 e 55 anni se sono andati così, all’improvviso, nelle loro abitazioni. Erano in salute”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per loro il medico ha richiesto l’autopsia, anche alla luce di alcuni studi che ora correlano le morti improvvisa alla vaccinazione anti Covid. Finora le autopsie, stando all’esperienza diretta di Petterle, hanno dimostrato infarti del miocardio e la quasi “scomparsa” della ghiandola pineale (ai margini del terzo ventricolo – una cavità del cervello che contiene liquido cerebrospinale e che rilascia ormoni nell’organismo attraverso il sistema circolatorio. Per il medico su questo aspetto si dovrebbe indagare, perché potrebbe essere il “segnale di un deterioramento del sistema immunitario”.

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