Hanno speso per adeguare i loro locali alle direttive del governo. Hanno invocato inutilmente una mano tesa che non è mai arrivata. Ora, i ristoratori hanno deciso di alzare la voce, per dire basta e denunciare la situazione di abbandono nella quale versa un settore da sempre fondamentale per il nostro Paese, e contro il quale l’esecutivo Draghi, come il precedente Conte bis, sembra invece accanirsi con particolare ostinazione. Con i prossimi mesi, quelli invernali, che non promettono nulla di buono.

A denunciare la condizione del settore è stata Alessia Brescia, portavoce dell’associazione Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca., che attraverso le pagine di Verona Sera ha lanciato l’allarme: “Abbiamo sempre ritenuto l’obbligo del Green pass una misura inefficace, economicida e discriminatoria, anche prima della sua estensione ai lavoratori. Ma a questo punto il governo deve aiutare il nostro settore ad affrontare i riflessi di questa misura”.

“A oggi – ha spiegato Brescia – un 15-20% di dipendenti non dispone del Green pass, sostituire i lavoratori è sempre più complicato e l’inverno porterà a nuove perdite di fatturato poiché anche tra i clienti in possesso del certificato verde c’è chi preferisce evitare le consumazioni al chiuso”. La richiesta dell’associazione è quindi quella di soluzioni come “tamponi gratis, voucher, flessibilità, riconoscimento della malattia da Covid per partite Iva/soci lavoratori e un canale diretto con chi studia all’alberghiero”.

Di possibili interventi, secondo Brescia, ce ne sono almeno quattro o cinque. L’importante è agire in fretta: “Intanto, tamponi gratuiti nelle farmacie per i lavoratori privi di Green pass e riconoscimento della malattia da Covid per partite Iva e soci lavoratori. Quindi l’introduzione, sottoforma di misura temporanea, dei voucher, in quanto strumento che consente le assunzioni in modo regolare ma flessibile. In terzo luogo, una riforma completa del contratto nazionale del lavoro: per un imprenditore, oggi, sostituire chi per un motivo o per l’altro rimane a casa, anche attraverso nuove assunzioni, comporta tempi e burocrazie lunghissime”.
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