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La trappola dell’auto elettrica. Ecco perché non è ecologica e ci costerà 75 mila posti di lavoro

Pubblicato il 05/07/2022 11:45

La transizione verso l’auto elettrica, imposta dall’alto da un governo totalmente succube dei diktat dell’Europa, rischia di avere un costo altissimo per il nostro Paese, in un momento già reso estremamente delicato dagli strascichi economici della pandemia e delle restrizioni e dalle conseguenze delle sanzioni adottate contro la Russia di Putin. Una “rivoluzione verde” sbandierata ai quattro venti dagli esponenit dell’esecutivo Draghi e che potrebbe spazzare via addirittura 75 mila posti di lavoro.

La rincorsa all’auto elettrica non ha convint nemmeno uno dei manager dell’auto più potenti al mondo, Akio Toyoda, ceo di Toyota, secondo il quale l’impatto ecologico non sarà quello promesso, visto il “problema delle emissioni di anidride carbonica ottenute dalla produzione di elettricità che alimenta le auto e necessaria per produrre le batterie”. L’ambiente, insomma, non trarrà troppo giovamento dalla transizioni verso l’auto elettrica. Nel frattempo, però, tante famiglie rischiano di trovarsi senza un lavoro.

Secondo l’Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, c’è grande preoccupazione per la decisione dell’esecutivo di forzare il passaggio all’elettrico: “Sono 75.000 i posti di lavoro a rischio nell’industria automotive, legata alla produzione di componenti che non serviranno per l’elettrico. L’elettrico a oggi non è in grado di compensare la perdita di posti di lavoro, non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti”.

“Servono piuttosto azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche” aveva spiegato il direttore dell’associazione Gianmarco Giorda, con i sindacati a chiedere l’immediata convocazione del tavolo ministeriale dell’automotive. La sensazione, per tutti, è che per assecondare gli appetiti dell’Europa si vada incontro a un disastro economico che lascerà a casa tanti lavoratori.

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