Tra le conseguenze delle ultime elezioni amministrative, oltre al duro confronto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini impegnati a scaricarsi addosso reciprocamente il peso della sconfitta, c’è anche l’improvviso ricorso a un’espressione di colpo sulla bocca di tutti o quasi: “Centrismo”. Carlo Calenda, sconfitto nella corsa al Campidoglio, ne ha parlato in maniera chiara: “Questo Paese deve ricomporre l’Italia seria che una parte sta nel centrodestra e una parte che sta nel campo della sinistra”. Indicando così quello spazio in mezzo allo scacchiere politico che in tanti sognano di occupare.
L’ipotesi della nascita di un gruppo che andrebbe a unire “forze liberali e moderate”, d’altronde, è già argomento di discussione da mesi. Anche perché le voci di un possibile trasferimento di Mario Draghi dalle stanze di Palazzo Chigi a quelle del Quirinale, non appena Sergio Mattarella avrà terminato il suo mandato, si fanno sempre più insistenti. E l’idea di andare a prendere l’eredità politica del premier fa gola a parecchi, dalle parti del nostro Parlamento.
Come rivelato da Tpi, è in particolare il Partito Democratico a ragionare sull’ipotesi di uno spostamento verso il centro per allargare le proprie maglie. Nella consapevolezza dell’altissimo rischio estinzione che in questi giorni sta correndo il fido alleato dem, quel Movimento Cinque Stelle che nonostante l’arrivo di Giuseppe Conte, accolto da Beppe Grillo come il salvatore, continua a prendere batoste a ogni tornata elettorale, avviato ormai verso un decadimento che non sembra poter portare ad altro che all’implosione. Un Pd 2.0 che potrebbe aver bisogno di un congresso per sancire l’improvvisa metamorfosi, e che continuerebbe la linea iniziata da Draghi in questi anni. Un occhio sempre aperto all’Europa, l’altro ben chiuso di fronte alle esigenze degli italiani.
Una partita nella quale si fionderebbero, ovviamente, tutti quei personaggi che continuano a gravitare intorno al Pd tenendosene però al di fuori. Come lo stesso Calenda, Matteo Renzi, Renato Brunetta, tutti gli attuali esponenti di Forza Italia in rotta di collissione con l’asse Salvini-Meloni. Tutti pronti a giurare nuovamente fedeltà a Draghi e a Bruxelles, il modo migliore, di questi tempi, per assicurarsi una lunga carriera su preziose poltrone.
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