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La Germania invoca altre clausole: così il Recovery Fund sembra sempre più un Mes 2.0

Pubblicato il 25/09/2020 15:42

Mentre Giuseppe Conte, tirato un grosso sospiro di sollievo per l’esito delle Regionali, continua a promettere miracoli in arrivo da parte del suo governo grazie ai soldi del Recovery Fund, dalla Germania fanno sapere che gli accordi in merito al tesoretto da distribuire tra i vari Stati Ue non procedono proprio nel migliore dei modi. L’ambasciatore tedesco a Bruxelles Michael Clauss ha infatti lanciato l’allarme: “Abbiamo urgente bisogno di un accordo globale sul pacchetto ma le trattative procedono troppo lentamente”. Il rischio, così, è ritardare ulteriormente l’arrivo dei tanto agognati aiuti.

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Non proprio lo scenario ideale, considerando che nel frattempo famiglie e imprese si trovano a fare i conti con una crisi senza precedenti e che rischia di aggravarsi ulteriormente in inverno. Clauss, preoccupato, ha fatto appello affinché vengano “aumentati i ritmi dei negoziati” in corso tra il Consiglio Ue e il Parlamento Ue. “Il bilancio comunitario per il 2021-2027 e il Recovery Fund “sono politicamente e tecnicamente inseparabili” e “il tempo stringe”. Rimarcando poi un passaggio già noto a tutti: sarà Bruxelles a dire ai governi come spendere i soldi.

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” L’Europa deve mantenere la sua parola” ha infatti precisato Clauss, sottolineando poi come le spaccature principali siano legate nelle trattative sul bilancio Ue e, in particolare, sulla condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto, mentre sull’introduzione di nuove risorse proprie dell’Ue le parti sono “già vicine”. La Germania presenterà una proposta per “sanzionare le violazioni dello Stato di diritto nell’uso dei fondi di bilancio”. Un’ulteriore condizione, dunque, da rispettare per avere una fetta della torta.

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Facile capire come il passaggio voluto dai tedeschi sarebbe l’ennesima arma nelle mani di Bruxelles per comandare a piacimento i singoli governi. Difficile, infatti, stabilire con certezza i perimetri di un’eventuale “violazione dello Stato di diritto”. Facile far scattare minacce ogni volta che i piani di spesa dei Paesi Ue dovessero allontanarsi troppo dalle direttive dell’Unione. Insomma, alla fine il Recovery Fund potrebbe rivelarsi una sorta di “Mes 2.0”, come lo hanno già ribattezzato tanti analisti. E meno male che l’Europa, a detta di Conte, era finalmente cambiata.

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