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Italia ultima in Europa per fondi all’istruzione. Uccidiamo sanità e scuola per restare nella gabbia Ue

Pubblicato il 07/04/2020 17:17

Mentre in rete e sui social si stanno facendo sempre più pressanti le polemiche contro la ministra dell’Istruzione Azzolina per la decisione di non aggiornare le graduatorie, la scuola continua a versare in condizioni di serie difficoltà. E così, è bene andare a guardare i numeri e ritirarli fuori. Tanto per ricordare, come prima cosa, che l’Italia è ultima in Europa per fondi all’istruzione. La Azzolina anche si era imposta come quella che doveva aprire la scatoletta (espressione evidentemente infelice made in M5S), ma anche lei sta ben attenta a non disturbare il manovratore. Uccidiamo sanità e istruzione per restare nella gabbia europea. Bell’affare.

I numeri, si diceva. Quanto spende l’Italia in istruzione? Secondo i dati Eurostat più recenti disponibili per un confronto europeo, e ripresi dall’Agenzia Agi, “nel 2017 l’Italia ha speso circa 66 miliardi di euro per l’istruzione pubblica, in tutti i settori dall’istruzione pre-primaria a quella universitaria: più o meno quanto erano costati quell’anno gli interessi sul debito pubblico (il 3,8 per cento del Pil). Nessuno Stato membro dell’Ue si trovava quell’anno in una condizione simile. Per di più dal 2011 al 2016 l’Italia ha sempre speso di più in interessi sul debito rispetto all’istruzione, raggiungendo la parità solo nel 2017”.

La spesa di circa 66 miliardi di euro colloca il nostro Paese al quarto posto su 28 nell’Unione europea – dietro a Germania (circa 134,6 miliardi di euro), Francia (124,1 miliardi) e Regno Unito (poco più di 107,6 miliardi) – ma dice poco su quanto effettivamente l’Italia investa in istruzione, anche se qualcosa di interessante emerge già a un primo colpo d’occhio. “Nel 2009, l’Italia aveva infatti speso in istruzione pubblica poco più di 72 miliardi di euro, circa 6 miliardi di euro in più rispetto a dodici anni dopo. Il quadro si fa ancora meno roseo se si guarda alla spesa italiana in istruzione in rapporto a quella pubblica totale e al Pil: in entrambi i casi, a livello europeo, la posizione in classifica del nostro Paese scende parecchio”.

“Nel 2017, l’Italia ha investito nell’istruzione pubblica il 7,9 per cento della sua spesa pubblica totale: Stato membro Ue ultimo in graduatoria. Ricapitolando: l’Italia spende in istruzione meno degli altri grandi Paesi Ue, sia in rapporto al Pil che alla spesa pubblica totale, e il calo dal 2009 in poi in questo settore di spesa sta avvenendo più velocemente rispetto alla media europea. Anche nella classifica degli Stati con le economie più avanzate al mondo, l’Italia è ultima per spesa in istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale. Quindi, anche ampliando lo sguardo oltre i confini europei, l’Italia non è messa bene.

Nel 2017 (dati Eurostat più aggiornati), l’Italia ha speso in istruzione – dalla scuola dell’infanzia all’università – circa 66 miliardi di euro, una cifra in calo rispetto ai 72 miliardi di euro registrati nel 2009. Nello specifico, il singolo settore di spesa in istruzione più lontano dalla media Ue è quello relativo all’università. Nell’istruzione terziaria, infatti, l’Italia investe – dati relativi al 2017 – lo 0,3 per cento del Pil, contro lo 0,7 per cento della media comunitaria. Auguri a tutti noi per il nostro futuro e per il futuro dei nostri figli. Per la scuola, però, forse non si è mai lottato abbastanza. E invece si dovrebbe.

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