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La Azzolina svilisce migliaia di insegnanti: si dimetta! Basta lacrime di coccodrillo

Pubblicato il 07/04/2020 16:15

In 24 ore il Ministero dell’Istruzione ha imposto a scuole e docenti di passare dalla didattica “normale” alla cosiddetta “didattica a distanza”, sfruttando il grande potere della tecnologia e del digitale. E le scuole, e i docenti, in piena emergenza hanno messo in campo tutta la loro abnegazione e hanno centrato l’obiettivo. In 24 ore la scuola italiana è diventata digitale, grazie agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. La Azzolina, però, nella conferenza di stampa di ieri, in cui ha presentato la parte relativa alla scuola nel nuovo decreto del governo, ha detto che per quest’anno non si possono riaprire le graduatorie perché “non riusciamo a portare avanti un milione di domande cartacee“. Ma come? Gli insegnanti in 24 ore mettono in piedi la scuola digitale e loro non possono riaprire le graduatorie perché sono ancora rimasti alle domande cartacee? A molti docenti sembra una barzelletta, e così in queste ore la rete e i social si sono riempiti di rimostranze da parte di una larga fetta del personale precario che rimane così fregato.

I docenti si sono rimboccati le maniche in piena emergenza per aiutare il Paese e gli amati studenti, il ministero però non ha fatto la sua parte quando si è trattato di fare qualcosa per i docenti. Aprire le graduatorie, la terza fascia, è un atto fondamentale. E la Azzolina non può trincerarsi dietro la scusa della mancanza di mezzi per gestire le domande in modo telematico. Ha anche aggiunto, candidamente: “Il prossimo anno aggiorneremo con una procedura digitalizzata”. Il prossimo anno? E perché non ora? Perché non mettere in piedi l’infrastruttura in questi mesi? C’è tempo, eccome se ce n’è.

E poi lo ha detto con lacrime di coccodrillo, e questo ha fatto infuriare ancora di più gli insegnanti. Almeno due generazioni impantanate nella precarietà. Una situazione in cui “un anno” conta eccome. La frase della Azzolina ha gelato le speranze di migliaia di persone che aspettavano la scadenza di luglio per vedere aggiornato il proprio punteggio e la propria posizione all’interno delle graduatorie per l’insegnamento o per entrare nella terza fascia, quella per i non abilitati che possono essere chiamati dalle scuole a fare supplenze. Ora invece dovranno rimandare al 2021 (si spera).

Per acquisire punti gli aspiranti insegnanti hanno fatto master, sborsato soldi per i 24 CFU, sostenuto esami privati per l’uso della lavagna multimediale, quello d’inglese, quello del computer (appunto!) e altri certificati vari. Tempo, energie e già precarie risorse buttate nel water. Il ministero deve creare subito una piattaforma che permetta l’inserimento dei dati in formato digitale. Mentre migliaia di persone iniziano a minacciare il blocco degli esami di maturità o addirittura cortei e manifestazioni. La disperazione è un’arma pericolosa, il governo e la Azzolina farebbero bene a tenerne conto. Non possono giocare con la vita degli insegnanti, che poi sono quelli che garantiscono il futuro a questo Paese e alle nuove generazioni.

Sulle pagine e nei gruppi Facebook dei docenti – segnala anche Fanpage – la rabbia è sempre più incontenibile. C’è chi chiede lo sciopero immediato del mondo della scuola, altri invocano la riapertura immediata dei termini o le dimissioni del ministro con petizioni online che in pochi minuti raggiungono migliaia di firme. Mentre Silvia Somigli, segretario organizzativo regionale Uil scuola Lazio, ad esempio fa sapere di “auspicare che possa esserci un confronto tra ministro e sindacati”, segno che questo confronto fino ad ora non c’è stato e che la Azzolina sia andata dritta per la sua strada, non ascoltando né i sindacati né gli insegnanti.

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