Altri guai per la presidente della Commissione Europea. E altri guai per il colosso dei vaccini Pfizer. Mentre da più parti esperti e scienziati iniziano a porre l’accento su tutte le zone d’ombra del vaccino, l’Ombudsman, il difensore civico dell’Unione europea, Emily O’Reilly, chiede di fare chiarezza su uno scambio di messaggi avvenuto tra la presidente Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. (Continua a leggere dopo la foto)
Il caso – di cui dà conto Politico e che viene ripreso dall’Agi – è nato in seguito a un articolo del New York Times in cui si dava notizia di uno scambio di telefonate e messaggi tra von der Leyen e Bourla. Ma quando è stata presentata una richiesta di accesso ai messaggi, la Commissione ha affermato di non averne traccia. I messaggi di testo, ha sostenuto Palazzo Berlaymont, sono generalmente “di breve durata” e in linea di principio esclusi dall’archiviazione. (Continua a leggere dopo la foto)
“Il rifiuto della Commissione ha portato a una denuncia al difensore civico che ha aperto un’indagine. Il caso diventa ancora più scomodo alla luce dell’esperienza di von der Leyen: già nel 2019 fu criticata dopo che emerse che un cellulare, ritenuto prova chiave in uno scandalo di appalti al ministero della Difesa tedesca che lei guidava, era stato ripulito”. (Continua a leggere dopo la foto)
In una lettera alla presidente della Commissione, O’Reilly ha scritto che è “necessario” che il suo team di inchiesta incontri i funzionari e ottenga una spiegazione della “politica della Commissione sulla tenuta dei registri dei messaggi di testo e su come questa politica venga attuata”. Il difensore civico insisterà anche sulla possibilità di ottenere i testi dei messaggi richiesti.
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