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Il vaccino anti-Covid non è e non può essere obbligatorio: ecco perché

Pubblicato il 10/08/2021 11:37

Perché, dopo tanti mesi di discussione, il governo ha deciso di non introdurre un vero e proprio obbligo vaccinale preferendo, piuttosto, colpire gli italiani in maniera più subdola, con dei ricatti? Dietro la genesi del green pass, il certificato che cerca di rendere la vita impossibile a chi non si piega ancora alla dittatura sanitaria, c’è in realtà una ragione precisa. Un’imposizione vera e propria, infatti, non avrebbe retto di fronte alla Corte Costituzionale, visto che l’emergenza Covid ha spinto ad agire in deroga alle procedure standard. E così si è scelto di puntare sul passaporto sanitario, un modo per costringere gli italiani alla somministrazione senza veri e propri obblighi.

Il vaccino anti-Covid non è e non può essere obbligatorio: ecco perché

Come rivelato da La Verità, tra l’obbligo di vaccinazione e il governo si è frapposto, giuridicamente, un ostacolo: i farmaci anti-Covid sono stati infatti lanciati sul mercato sulla base di “un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata”. “Condizionata” e non “standard” perché mancano accertamenti scientifici definitivi in merito all’efficacia e ai rischi dei vaccini, pagati nel frattempo a peso d’oro dai governi con somma gioia delle aziende farmaceutiche. Proprio per questo iter non ordinario, però, la Corte Costituzionale avrebbe con tutta probabilità sentenziato contro un eventuale imposizione da parte dell’esecutivo Draghi, costretto a ricorrere ad altri stratagemmi per vincere comunque le comprensibili rimostranze dei propri cittadini.

C’è poi un ulteriore problema. L’autorizzazione condizionata che ha permesso ai vaccini di finire subito nei nostri ospedali prevede che il via libera arrivi primi ancora della disponibilità di tutti i dati clinici e farmaceutici, sulla base di un primo insieme di valutazioni che però non sono ovviamente complete. Un passaggio dettato dalla fretta con cui ci si è mossi e che espone, però, a un rischio: rispetto alla procedura ordinaria, più lenta, il pericolo è che i dati successivi ribaltino quelli iniziali, evidenziando per esempio rischi inizialmente sottovalutati.

I cittadini, poi, non hanno ricevuto il corretto tipo di informazione in merito ai farmaci, altro vincolo che la Corte Costituzionale prevede affinché possa scattare un vero e proprio obbligo. Al contrario, la comunicazione è piuttosto fallace, tanto che al momento di ricevere la somministrazione il paziente non viene nemmeno informato del particolare regime che ha portato all’autorizzazione del vaccino, ignorando un regolamento che invece vorrebbe questa indicazione come “opportuna”. Una carenza grave, che avrebbe portato a una bocciatura netta di un eventuale obbligo vaccinale. Con il governo che, a quel punto, si è deciso a percorrere la via del ricatto nei confronti degli italiani.

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