Un giro d’affari che da solo vale il 5,7% del nostro Pil, quello del turismo. Spazzato via completamente dal coronavirus, che ha lasciato alle sue spalle soltanto macerie. Saltate le vacanze di Pasqua e i ponti primaverili, completamente paralizzate le prenotazioni per l’estate in attesa di capire quanto durerà ancora la situazione d’emergenza. Un conto già salatissimo per tutti gli operatori del settore: secondo le analisi del Cerved, qualora la situazione non dovesse rientrare entro l’inizio dell’estate andrebbero in fumo il 41% delle entrate. Una voragine, quella che sta per aprirsi, dalle dimensioni imponenti: tra i 32 e i 73 miliardi, a seconda di quanto si prolungherà la crisi.
Stando alle previsioni, non finirebbe per salvarsi nessuno: gli alberghi finirebbero per perdere 15 miliardi, i ristoratori 11, così come le agenzie di viaggi, gli autonoleggi 5, le fiere 2,3. Tra i gridi d’allarme che si sono levati in queste ore c’è quello di Giuseppe Ira, patron del parco divertimenti Leolandia, nel bergamasco. Una struttura sulla quale in inverno erano stati fatti forti investimenti e che viaggiava fino a poco fa al ritmo di 84 mila prenotazioni alla settimana: “Il giorno del primo contagio a Codogno si è bloccato tutto. La riapertura? Speriamo in estate…”. Una situazione che accomuna quasi tutta Italia, con i B&B e gli agriturismi chiusi in ogni Regione.
Per Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, il danno ormai è fatto: “Anche la crisi passasse presto, gli stranieri si guarderebbero comunque dal correre in Italia, Paese che anche per errori di comunicazione è visto come l’epicentro del contagio. Per la prossima estate ormai l’unica cosa in cui possiamo sperare è il ritorno degli italiani, se sarà possibile, alle vacanze entro i confini”. Un dramma senza fine, quello per il turismo. Che, secondo i dati forniti da Bankitalia, garantisce da solo il 6% dell’occupazione nazionale. I vacanzieri provenienti dall’estero hanno rappresentato invece da soli, nel 2018, il 50,5% dei 20 miliardi di giro degli hotel, spendendo in totale 41,7 miliardi nel Bel Paese.
Tra le aree che secondo il Cerved si troverà a soffrire maggiormente c’è la Sardegna, dove il turismo pesa per il 7% sulla produzione dell’isola. E la Liguria, dove il giro vacanziero frutta il 13% del Pil. A seguire, le tante città che vivono anche grazie al contributo di chi arriva da fuori, da Roma a Milano fino a Venezia. Un’emergenza di fronte alla quale l’intervento del governo, nel Cara Italia ha inserito la possibilità di usare i voucher per il rimborso dei clienti e allargato la cassa integrazione al turismo, sembra davvero poca cosa.
Ti potrebbe interessare anche: https://www.ilparagone.it/banche-mercati/banche-tedesche-aiutino-del-governo-per-deutsche-bank-e-commerzbank/