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“Il prezzo della guerra lo pagheremo soprattutto noi italiani”. Liguori asfalta Meloni, Salvini e Draghi

Pubblicato il 24/09/2022 19:37

«”La Russia sconfitta e piegata, praticamente in ginocchio per le sanzioni, prepara la guerra atomica”. Questa è una fantastica barzelletta inventata dai servizi di intelligence e d’informazione occidentali». Esordisce così Paolo Liguori in un suo intervento di analisi sull’attuale situazione del conflitto russo-ucraino. «La trovate così, pari pari, su molti dei giornali italiani. Addirittura sul Corriere della Sera la trovate scritta ancora meglio di com’è stata pensata. E’ una balla!», dice il noto giornalista e conduttore.
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Liguori nella sua lucidissima analisi spiega come ciò che realmente sta accadendo sia l’esatto opposto di quanto ci viene raccontato. «Da qualche tempo, anche più di un mese, in Ucraina russi e americani trattano tra di loro. Trattano i militari, lo scambio di prigionieri, trattano i territori da abbandonare e quelli da conservare. Tutta questa “poderosa controffensiva” fatta dagli ucraini con le armi americane – già pagate da noi -, è l’arretramento della Russia su certi confini sui quali vorranno impostare una trattativa», spiega il direttore di Tgcom.
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La mossa di Putin di dichiarare la mobilitazione parziale di 300mila uomini segue alcune dichiarazioni del suo omologo ucraino Zelensky, il quale diceva a gran voce di non avere in mente di condurre alcuna trattativa con la Russia, benché nel frattempo stesse trattando i prigionieri del Battaglione Azov ed il controllo su alcuni territori. Prima di farlo, però, il presidente russo si era prontamente accordato con un altro suo omologo, ovvero il cinese Xi Jinping: «I nostri giornali e in generale quelli occidentali ci raccontano che Xi Jinping sarebbe molto dubbioso su questa guerra. Ma come dubbioso? L’hanno decisa insieme lui e Putin, come stanno decidendo insieme che deve finire», rivela Liguori. Poi aggiunge «Ecco allora che Putin fa il suo terrificante annuncio sulla mobilitazione e sull’atomica, seguito dal presidente cinese che dichiara “E’ ora di finirla”. E l’Europa? Muta, zitta», spiega il giornalista.
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Paolo Liguori prosegue poi nella sua analisi portando alla luce alcune falle della gestione europea in merito al conflitto: «L’Europa ha lasciato fare la guerra, l’ha lasciata trascinare, non ha detto una parola sul negoziato e non dice neppure una parola adesso sul fatto che debba finire la guerra con un negoziato. Quando si farà il negoziato e Putin otterrà Donbass e Crimea, uno potrebbe chiedersi “Ma non si poteva fare il secondo mese senza tutti questi morti e queste sofferenze? No, non si poteva fare, perché in questa guerra è stata sconfitta l’Europa, l’idea di un’Europa unita e poi l’Europa nei suoi minimi particolari produttivi», riferisce il conduttore, per poi toccare il caldo tema dell’economia allo sbaraglio: «Le manifatture tedesche ed italiane sono state messe all’angolo. I più forti si preparano ad accaparrarsi tutto e i danni della guerra li faranno pagare all’Europa e, in particolare, all’Italia», conclude perentorio.
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Anche il discorso del gas viene definito come «una barzelletta» dal direttore, che spiega come il gas c’è ma che ci viene rivenduto dall’Europa stessa a prezzi molto più alti di quelli operati dalla Russia. Un problema non da poco quello energetico, che sarà tutto a carico del governo che verrà. «E’ evidente che in Europa c’è qualcosa che non quadra. L’Europa è stata silente e spazzata via ed è più che evidente che in Europa l’Italia ha fatto una figuraccia», evidenzia Liguori. «Ci hanno portato all’ultimo banco, dove stanno quelli con le orecchie d’asino. Il nostro Presidente del Consiglio ci ha messo le orecchie d’asino. Sì, abbiamo ottenuto dei prestiti, ma li dovremo restituire. Ma intanto la guerra non l’abbiamo né fermata, né abbiamo alzato una voce, seppur flebile, per dire “basta!”. Ora lo diranno i russi, i cinesi e gli americani, che nel frattempo lo fanno sottobanco, propagandando la grande sconfitta della Russia».
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Durante la parte finale della sua analisi, Paolo Liguori ha spiegato anche i motivi per i quali la propaganda occidentale sia orientata a descrivere Putin come un uomo in difficolta che verrà presto sconfitto. Una spiegazione inquietante seppur verosimile, quella del giornalista: «State attenti, leggete bene i giornali. Se non ci sarà una forte propaganda in tal senso, almeno per un mese, non potranno firmare una trattativa perché altrimenti qualsiasi idiota potrebbe alzare la mano e dire “Scusate, ma questa trattativa non potevate farla senza migliaia di morti?”. No, non si poteva fare. Perché le migliaia di morti son servite a rilanciare le industrie americane, le industrie belliche, le industrie inglesi che vendono e trafficano armi, ma soprattutto ad avvilire e mettere sotto il tallone la manifattura e l’industria europea».
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Parole tanto lucide quanto forti quelle del direttore di Tgcom, che di certo devono far riflettere l’opinione pubblica sul tipo di gestione che è stata intrapresa e sulle reali intenzioni di chi quella gestione l’ha pienamente avallata attraverso toni e politiche accondiscendenti.

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