x

x

Vai al contenuto

“Il Movimento andrà in pezzi”: più della metà degli italiani crede nella fine dei 5 Stelle

Pubblicato il 01/10/2020 14:09

Gli italiani hanno smesso da tempo di credere nel Movimento 5 Stelle, ormai totalmente altro rispetto alla formazione schiumante rabbia che riuniva in piazza i cittadini indignati dai soprusi della casta. A certificarlo, per l’ennesima volta, sono state le elezioni Regionali, che hanno relegato i grillini a un ruolo estremamente marginale sullo scacchiere politico. In molti, però, sono ora convinti che il partito stesso non riuscirà a sopravvivere, finendo inevitabilmente per implodere sotto i suoi stessi errori.

"Il Movimento andrà in pezzi": più della metà degli italiani crede nella fine dei 5 Stelle

L’ultima rilevazione pubblicata da Termometro Politico, infatti, ha fornito un quadro molto chiaro della percezione degli italiani. Convinti per il 54,4% degli intervistati, oltre la metà, che il Movimento si spaccherà nel corso dei prossimi mesi andando incontro a una scissione ormai inevitabile. L’avvicinarsi degli Stati Generali, dunque, secondo gli elettori si sarebbe trasformato in un conto alla rovescia dall’esito ormai chiaro: qualcuno resterà in un partito ormai subalterno al Pd, altri preferiranno fare i bagagli per cercare migliori fortune altrove.

"Il Movimento andrà in pezzi": più della metà degli italiani crede nella fine dei 5 Stelle

Per quanto riguarda le intenzioni di voto, invece, stando al sondaggio la Lega sarebbe ancora il primo partito con il 26,5% delle preferenze, con un margine però ridotto sul Partito Democratico oggi al 21%. Al terzo posto tra le principali forze politiche nel Paese segue poi il M5S, al 14,8%, con vicinissimo Fratelli D’Italia, quarto partito con il 14,4%. Un margine minimo, a testimonianza ulteriore delle grandi difficoltà della truppa grillina in questa fase recente.

"Il Movimento andrà in pezzi": più della metà degli italiani crede nella fine dei 5 Stelle

Sul fronte riforme, invece, per il 31,7% la legge elettorale sarebbe il primo tema da affrontare, soprattutto in virtù della vittoria del Sì al referendum per il taglio dei parlamentari. Un passaggio reso però delicato sul nascere dall’ennesima spaccatura interna a una coalizione giallorossa sempre disunita, con Matteo Renzi già battagliero e l’intesa ancora molto lontana. La celerità, d’altronde, non è mai stata tra le armi a disposizione del governo Conte.

Ti potrebbe interessare anche: Lo ammette anche il Corriere della Sera: il Recovery Fund è un pannicello caldo