x

x

Vai al contenuto

“Il Mes è un pessimo affare”. Un altro economista si schiera contro il fondo Salva-Stati

Pubblicato il 06/07/2020 17:04 - Aggiornato il 06/07/2020 18:40

“Il Mes è un pessimo affare, metterlo in soffitta sarebbe nell’interesse perfino degli europeisti”, a dirlo un altro rinomato economista, Emiliano Brancaccio, professore all’Università del Sannio che presenta in un’intervista all’Huffington Post i pro e soprattutto i contro dell’eventuale ricorso da parte dell’Italia al fondo Salva-Stati. 

L’esperto rietiene che la convenienza economica non sia affato certa, anzi, il rischio finanziario esistente è reale. Si tratta di “uno strumento debole e tardivo, rispetto alla gravità della situazione” che mette in evidenza quanto “le forze politiche sono accecate dai tatticismi di breve periodo” e che fa capire perfettamente quanto “il dibattito politico non sia all’altezza della gravità della crisi”. Basti pensare come spiega l’esperto che “anche se venisse approvato entro l’estate, più di tre quarti delle risorse non arriverebbero prima del 2023. Considerato che il Pil sta precipitando adesso in tutta Europa, a una velocità mai vista nella storia del capitalismo, il ritardo della politica economica europea è inquietante”.

Brancaccio spiega: “Il cosiddetto ‘risparmio’ del Mes si calcola in base ai tassi d’interesse vigenti nel momento in cui i finanziamenti vengono erogati. Per adesso il differenziale tra Mes ed emissioni del Tesoro è di circa 480 milioni all’anno. Bisogna capire che questa differenza dipende solo in parte dal ‘libero’ gioco della domanda e dell’offerta di titoli, che ormai di ‘libero’ ha ben poco. Da tempo la Bce ha messo le briglie a tutto il mercato, per impedire un’esplosione degli spread tra i tassi e una nuova crisi dell’eurozona. Questo aspetto va sottolineato, perché chiarisce che anche l’eventuale risparmio derivante dall’uso del Mes è in ultima istanza una risultante delle scelte della banca centrale.”

L’Europa non è mai chiara. Spesso le questioni sono lasciate in maniera opaca, sono poi i rapporti di forza del momento a chiarire l’indeterminatezza, la stessa che possiamo ritrovare perfino nei Trattati. “Questo metodo opaco vale tanto più per il Mes, che ora si basa non solo sulle norme che lo regolano ma anche sull’interpretazione di un accordo politico vago e contingente. Non mi meraviglierei se in futuro, per mere ragioni di tattica politica, un rappresentante dei cosiddetti paesi ‘frugali’ dichiarasse che l’Italia ha impiegato i soldi del Mes oltre il mandato europeo. Smentirlo con i codici alla mano sarebbe un po’ complicato, proprio perché il quadro delle norme e delle interpretazioni è ancor meno chiaro del solito. Ancora una volta, tutto dipenderà dai rapporti di forza prevalenti”.

Fondamentale è da tenere in considerazione l’aspetto dei tasssi di interesse: “basta un piccolissimo incremento dei tassi sui titoli di stato italiani per cancellare il modesto risparmio che per adesso deriverebbe dal Mes”. Secondo l’esperto è chiaro che “il fondo Salva-Stati è un meccanismo superato dagli eventi che non serve più nemmeno ad attivare gli acquisti di titoli della Bce”. L’unico punto di vista, tenuto in forte considerazione dallo statuto è quello del creditore, “la sua logica fuoriesce completamente dal metodo comunitario, in cui bene o male le istituzioni sono tenute a rappresentare tutti, creditori o debitori che siano”.