Le procedure per accedere ai fondi del Mes sono state già avviate? E se sì, perché non ne è stata data comunicazione? Chi si è preso la responsabilità di decidere? Domande sollevate da un articolo pubblicato sulle pagine de La Verità da Giuseppe Liturri e che ruotano intorno all’espressione “procedure nazionali” , utilizzata sin dall’Eurogruppo del 9 aprile che aveva scatenato feroci polemiche. L’idea di istituire una linea di credito è stata accompagnata dalla frase “tenendo conto delle procedure nazionali e dagli obblighi costituzionali”, passaggio ribadito con la stessa formula anche successivamente, nell’incontro dell’8 maggio.
La Verità spiega di aver successivamente contattato dello stesso Mes per chiedere chiarimenti in merito a due passaggi: a quali procedure nazionali ci si riferisse e in che modo lo stesso Fondo Salva-Stati fosse in grado di verificarne l’espletamento. La risposta ottenuta genera da sola più di una riflessione: “Le procedure sono relative al potere di prendere decisioni conferito a ciascun rappresentante nazionale nel consiglio del Mes. A seconda dei Paesi e del tipo di decisioni, il potere di voto del rappresentante nazionale può richiedere l’approvazione del governo, del Parlamento o una consultazione popolare”.
“Non essendoci stata alcuna consultazione popolare – scrive La Verità – dobbiamo presumere che il voto di approvazione del ministro Gualtieri rientrasse nei suoi poteri o in quelli conferitigli da un atto collegiale del governo”. Un passaggio che sancirebbe una profonda differenza con altri Stati che, invece, impediscono ai loro rappresentanti di deliberare senza una preventiva autorizzazione. Restano, inoltre, dubbi su quello che accadrà in futuro e su come il governo gestirà un’eventuale decisione di accedere ai fondi del Mes.
Lo statuto del Mes prevede infatti che le procedure nazionali siano previste anche in caso di richiesta di accesso al prestito. Richiesta alla quale deve poi far seguito la firma di un protocollo di intesa e la decisione del Consiglio per il Paese richiedente. Atti per i quali il Fondo Salva-Stati dovrà verificare che il soggetto firmatario abbia poteri adeguati. Il che prevederebbe, per legge, informare “tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra Stati membri dell’Ue che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o producano comunque conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica”. Sempre che il governo non consideri l’accesso al Mes una questione “non rilevante” da questo punto di vista.
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