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Il fallimento di Lamorgese: rave party sì, sbarchi pure, ma gli italiani a cena fuori no

Pubblicato il 19/08/2021 12:02

Un rave party che va avanti da quasi una settimana, tra le proteste di sindaci, assessori e virologi. E di fronte al quale, però, il ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha scelto di usare il pugno morbido, morbidissimo: “Aspettiamo che se ne vadano da soli”. E così, nel bel mezzo della pandemia, nei pressi del lago di Mezzano, nel viterbese al confine tra Lazio e Toscana, migliaia di giovani provenienti da tutta Europa continuano a ballare indisturbati, in un contesto in cui il consumo di stupefacenti e alcolici è tristemente noto e nonostante la morte di un giovane di 24 anni, Gianluca Santiago, che si era immerso nelle acque del lago ed è stato probabilmente colto da malore, stando alle prime ricostruzioni.

Altri cinque ragazzi, nel frattempo, sono stati portati in ospedale a causa degli abusi di alcol. Ma per Lamorgese, un contesto del genere è tutto sommato accetabile. Pazienza se i partecipanti infrangono leggi, non rispettano le norme anti-Covid, rifiutano di sgomberare nonostante gli inviti insistiti degli agenti accorsi sul posto. Usare la forza non si può, “aspettiamo che l’evento si concluda”. Non proprio lo stesso piglio mostrato, invece, quando c’è da accanirsi sui normali cittadini, quegli italiani che da mesi e mesi sono ormai costretti a fare i conti con le assurdità legislative del governo.

Mentre nella Tuscia viterbese, dunque, si continua a bere e assumere droghe senza che nessuno possa intervenire, nel resto del Paese si insiste con il Green pass e con la necessità di mostrarlo per accedere alla parte interna dei locali o agli eventi pubblici. In caso contrario multe salate, come testimoniato già dai racconti di chi si è visto costretto a pagare per aver, secondo il governo, commesso un’infrazione evidentemente grave. Una disparità di trattamento che lascia sconcertati, e che fa pensare che tutto sommato alla Lamorgese piacciano più i ragazzi assembrati tra musica techno e pasticche che una famiglia a cena in un ristorante.

A completare il già pessimo quadro, ecco poi i dati sugli sbarchi: tra l’1 agosto 2020 e il 31 luglio scorso sulle coste italiane sono sbarcati 49.280 migranti. Un numero che equivale al 128% in più rispetto ai 21.616 dello stesso periodo nei 12 mesi precedenti. Nel giro di un anno, insomma, gli arrivi sono più che raddoppiati, in una situazione sempre più insostenibile per chi si trova a svolgere il ruolo di controllo e accoglienza. Anche questo, però, non sembra essere un problema che sta particolarmente a cuore alla ministra. L’importante, in fondo, è impedire che gli italiani possano sedersi a tavola.

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