Anche il calcio inizia a ribellarsi alle imposizioni del governo, che ha vincolato la possibilità di una vita normale alla somministrazione del vaccino e al conseguimento del green pass. Il primo passo lo hanno fatto gli atleti della Lazio di Maurizio Sarri: quando, come da indicazioni della Federcalcio, sono stati informati dell’obbligo di ricevere i farmaci anti-Covid, alcuni elementi della rosa si sono infatti ribellati, difendendo il loro diritto di scelta dalle imposizioni arrivate dall’alto.

Lo staff medico del club biancoceleste, che al momento si trova in ritiro ad Auronzo dove è in programma un’amichevole con la Triestina, si è confrontato con i calciatori, spiegando loro la situazione e le istruzioni ricevute. Ma un nucleo duro di giocatori, che stando alle indiscrezioni trapelate sarebbe formato da almeno 4-5 persone, ha continuato a opporsi, rifiutando di ricevere la somministrazione prevista.

Una grana non da poco per i sostenitori della dittatura sanitaria, soprattutto dopo la netta presa di posizione del premier Mario Draghi che ha insistito sul vaccino come unica forma di contrasto al Covid, ignorando dati che arrivano da ogni parte del mondo e che sottolineano l’inefficacia dei farmaci oggi a disposizione contro il virus. E così è subito scattato il pressing sui calciatori della Lazio, nel tentativo di convincerli a tutti i costi a cambiare idea e accettare la dose, onde evitare una pessima pubblicità per la campagna vaccinale.

In un momento in cui nelle piazze di tutta Italia iniziano già le vibranti proteste contro il green pass obbligatorio adottato dal governo, Draghi & co. non possono permettersi uno spot contrario così forte, considerando il grande risalto mediatico dei calciatori della Serie A. E così lo stesso personale medico della Lazio ha confermato che si terranno colloqui con i giocatori ancora non vaccinati per far cambiare loro idea. L’ennesima conferma, ce ne ulteriore fosse bisogno, di come le libertà nell’Italia di oggi si sono fatte sempre più sottili.
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