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Il business senza fine dei migranti: così l’accoglienza agli ucraini rischia di scatenare l’appetito delle coop

Pubblicato il 15/03/2022 14:39

Da un lato la grande generosità di un Paese, l’Italia, che non si è mai tirata indietro quando c’è da aprire le proprie porte di fronte a persone in difficoltà, qualsiasi sia la loro provenienza. Dall’altro, c’è però il rischio che l’ennesima occasione per fare del bene si trasformi, invece, in una corsa per accaparrarsi i contributi messi a disposizione di quanti ospitano i profughi. Un pericolo più che concreto, considerando l’altissimo numero di cittadini provenienti dall’Est Europa che, stime alla mano, potrebbero presto dirigersi verso di noi.

Stando ai dati del Viminale, il nostro Paese ha già visto arrivare 38.539 ucraini, con altri 800 mila stimati per i prossimi giorni. Per ognuno di loro saranno spesi 27 euro al giorno, per un totale di 10.000 l’anno. L’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, ha messo in conto un totale di 2,5 miliardi di euro a carico dell’Italia soltanto per i primi 256.932 migranti che arriveranno. Un’emergenza che in ogni caso avrà, quindi, un impatto fortissimo, e che come raccontato da Patrizia Floder Reitter sulle pagine della Verità rischia di trasformarsi in una ghiotta occasione di business per chi ha molto pelo sullo stomaco.

Nonostante il calo nel numero degli operatori addetti alla gestione dei profughi, molte coop continuano infatti a sopravvivere e mantenere inalterate le loro capacità organizzative. Per l’accoglienza dei migranti clandestini ieri, dei rifugiati provenienti dall’Est oggi. Come spiegato dalla Verità, “non esiste attualmente un bando per l’emergenza Ucraina messo a punto dalle prefetture”. E così per ospitare chi viene in Italia nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, si utilizzano “gli stessi accordi già in essere per la sistemazione dei migranti”. Il rischio è che, però, si ripresentino i gravi problemi emersi in passato, con ancora più forza.

Tra le cooperative ancora in azione ci sono, per esempio, Tuendelee, Tusco, Ekene. Tutte operative nella zona del Veneto e tutte “ramificazioni nate da Ecofficina prima ed Edeco poi, nota a tutti come la ‘coop pigliatutto’ per aver controllato buona parte dell’accoglienza nella zona”. Secondo il Gazzettino, il giro d’affati totale portava nelle casse Edeco 40 milioni di euro l’anno, con percentuali di guadagno “dal 10 al 15%”. Dalla guerra in Ucraina potrebbe ora arrivare l’ennesima occasione per fare affari a palate.

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