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Caro carburante ecco quanto sta guadagnando lo Stato e perché non ha abbassato le accise

Pubblicato il 15/03/2022 08:20 - Aggiornato il 15/03/2022 09:07

Si parla tanto, in questi giorni, dell’improvvisa impennata nel prezzo del carburante e di come sia stata la guerra esplosa in Ucraina a determinare questa situazione, insopportabile per tante famiglie che ora faticano ad arrivare a fine mese. Eppure i segnali di un’impennata di benzina e gasolio erano già nell’aria da un po’, addirittura da gennaio, quando pure il conflitto era ancora ipotesi remota secondo molti analisti. Come raccontato dal Sole 24 Ore, ad accorgersi dei costi in ascesa non erano stati solo gli automobilisti, ma anche le casse dello Stato.

Già a gennaio, infatti, dalle accise sui carburanti erano entrato un tesoretto pari a 1,13 miliardi di euro, il 23,5% in più rispetto al gettito fiscale prodotto nei 12 mesi precedenti. Un balzo forte, considerando come in tutto il 2021 “l’aumento di incassi nelle accise al distributore era stato del 12,1%, un pratica la metà dell’impennata registrata a inizio 2022”. Col passare delle settimane, i numeri si sono fatti ancora più strabilianti per lo Stato (e drammatici per i cittadini).

Secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico, nelle prime settimane dell’anno il prezzo medio della benzina si attestava a 1,756 euro al litro e quello del gasolio a 1,632. Già a febbraio, la benzina era salita a 1,848 e il gasolio a 1,720: la spinta ulteriore è stata quindi del 4,7% nel primo caso e del 5,4% nel secondo, con prezzi comunque all’epoca lontani da quelli, ancora più spaventosi, che i consumatori trovano alla pompa in questi giorni. Con le accise tornate di colpo al centro del dibattito politico, bersaglio di molte associazioni che ne chiedono almeno la sospensione.

Per il Sole 24 Ore, però, intervenire sulle accise è operazione tutt’altro che semplice, visto che si rischia di andare incontro a problemi di copertura: “Alla finanza pubblica non basta prevedere un’impennata nel gettito per coprire nuovi sconti fiscali. Anche questa mossa ha bisogno del nuovo Def (Documento di Economia e Finanza), atteso in consiglio dei ministri a fine marzo”. Il rischio, insomma, è che i tempi per eventuali interventi si allunghino, sempre che poi alla fine si decida davvero di fare qualcosa. Nel frattempo, agli automobilisti non resta che mettere mano sempre più spesso al portafogli.

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