Ce lo avevano presentato, a suo tempo, come un salto nel futuro, un’occasione da non perdere e che avrebbe reso grande il nostro Paese. Ma l’ingresso nell’euro, anno dopo anno, si è rivelato un vero e proprio cappio al collo per le famiglie, costrette a fare i conti con prezzi sempre più alti e rincari insostenibili. Attraverso le pagine del Sole 24 Ore, Michela Finizio ha analizzato le conseguenze, drammatiche, dell’adozione della moneta unica per i cittadini italiani. Con numeri impressionanti che valgono molto più delle spiegazioni di questo o quel politico.
Dall’ingresso nell’euro a oggi, a tenere banco è stato sempre il caro energia. Gli ultimi 12 mesi hanno visto le famiglie italiane costrette ad affrontare un aumento addirittura del 60% per il gas naturale e del 20% per quanto riguarda l’elettricità. Con il governo Draghi impegnato a fare promesse e cercare risorse, senza aver ancora trovato una soluzione. Riavvolgendo le lancette del tempo a vent’anni fa, quando c’era ancora la lira, il paragone è impietoso: a febbraio 2002, la spesa media annua per gas e luce era il corrispettivo di 857 e 334 euro (moneta che all’epoca non esisteva). Oggi è di 1.578 euro per il gas e 592 per l’elettricità.
I rincari dei beni energetici, spiega il Sole 24 Ore, sono “i principali responsabili dei più recenti rialzi dell’indice dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati: i prezzi legati all’abitazione sono saliti del 6,2% nel 2021”, un aumento arrivato al termine di “un ventennio di rialzi. Nel settore ‘Abitazione, acqua, elettricità e combustibili’ i prezzi sono cresciuti complessivamente del 54% rispetto al 2002”. Nel frattempo, l’indice generale dei prezzi al consumo ha fatto registrare un +31,6%, con alcune zone colpite da rincari record (+47% a Cosenza, per esempio).
Ma i rincari delle bollette sono soltanto “i più evidenti tra quelli che emergono analizzando il trend negli ultimi 20 anni, rivalutanto i prezzi 2002 ai valori attuali”. Gli aumenti maggiori si concentrano su bevande e tabacchi (+91% rispetto a vent’anni fa), seguiti dai trasporti (+50,9%) e dai beni alimentari (+36,8%). Guardando ai singoli beni, ecco che il prezzo di un chilo di pane è aumentato del 22%, mentre quello della benzina senza piombo è passato da 0,997 euro al litro nel 2022 all’attuale 1,918 euro al litro. L’ingresso nella moneta unica europea, insomma, è stato una vera e propria mazzata per le famiglie, oggi molto più povere. Con numeri sempre più drammatici che rendono grotteschi i tentativi della politica di negare, ancora, l’evidenza.
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