Un lavoratore onesto, una compagna incinta, due bambine di 7 e 8 anni. La loro residenza? La macchina. La storia di Ignazio e della sua famiglia sta sconvolgendo l’Italia, e purtroppo è solo una delle tante, figlia di una crisi innescata dalla folle gestione della pandemia prima e della crisi ucraina poi. In un attimo si è aperto il baratro. A raccontare questa vicenda è il Corriere: “Il lavoro perso ad aprile, l’affitto di casa, le bollette insostenibili. E ora da mesi Ignazio, manovale con contratto a termine, vive in macchina a Legnano con la sua famiglia, la compagna Milena e due bambine di 7 e 8 anni”. Ignazio e la sua famiglia, dopo essere rimasti senza casa, si sono trasferiti a vivere nel magazzino di un amico. Hanno dormito in un materasso gonfiabile e poi in auto, in un parcheggio. La cosa che fa ancora più male è leggere che Milena, la moglie, ha vissuto tutta questa tragica esperienza in gravidanza. Infatti, il 6 dicembre ha partorito il piccolo Ethan, nato con una paralisi alle corde vocali e poi ricoverato in terapia intensiva. (Continua a leggere dopo la foto)
Ad accorgersi della gravissima situazione, rilanciata dall’agenzia Ansa, è stata l’associazione Il Sole nel Cuore, onlus di Legnano, che racconta al Corriere: “Appena abbiamo saputo della condizione drammatica in cui era costretta a vivere la famiglia ci siamo attivati per dare loro aiuto. Li abbiamo trovati una notte in un parcheggio, con le bambine al fianco della mamma incinta”. I volontari raccontano che in tanti anni di presenza e aiuto a famiglie in difficoltà non era mai capitato di vedere una situazione del genere. Una situazione che dovrebbe farci riflettere tutti, e far vergognare lo Stato intero. In un video, registrato da Ignazio ma mai diffuso, l’uomo si sfoga dopo l’ennesima notte passata in macchina. Lo si sente dire: “Da mesi vivo in questa situazione e nessuno fa niente. Mia moglie è incinta e dormo in macchina con le mie due bambine piccole. Io lavoro, non rubo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Alle figlie Ignazio racconta che quella è una specie di vacanza: “Ho detto loro che era come quando andavamo in campeggio e dormivamo in tenda. La piccola però, che è quella più vivace delle due, non ci ha mai creduto. Pensavo che questa situazione sarebbe durata pochi giorni – racconta – ma ad oggi siamo ancora senza un tetto sulla testa e mio figlio sta lottando per uscire dall’ospedale”.
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