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Alla faccia della discontinuità! I capi di gabinetto si decidono con lo schema Gentiloni-Renzi

Pubblicato il 16/02/2021 12:26

Doveva essere un governo di rottura con il passato, in un momento di crisi. E invece, come presto scoperto dagli italiani, l’esecutivo Draghi si è rivelato un concentrato di conferme e ritorni a sorpresa, il trionfo dei “poltronari” di professione. A testimoniarlo non è soltanto la scelta dei ministri ma anche quella dei capi di gabinetto, i pilastri dei vari dicasteri. In prima fila per un posto di capo gabinetto del premier, per esempio, c’è Antonio Funiciello, giornalista e scrittore che era stato al vertice dello staff di Gentiloni tra il 2016 e il 2018, dopo aver trascorso un biennio a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Non proprio una novità, insomma.

Alla faccia della discontinuità! I capi di gabinetto si decidono con lo schema Gentiloni-Renzi

Al posto di Luigi Carbone al ministero dell’Economia dovrebbe invece finire Giuseppe Chinè, che ai tempi di Roberto Calderoli aveva lavorato sotto l’ala proprio di quel Carbone che è oggi chiamato a sostituire e che in passato aveva prestato servizio anche con i vari Enrico Letta e Paolo Gentiloni. E ancora: Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi, è rimasto saldamente al suo posto, lui che era indicato come uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte e che diversi analisti volevano ora in bilico. Niente di più sbagliato.

Alla faccia della discontinuità! I capi di gabinetto si decidono con lo schema Gentiloni-Renzi

Per il resto, la lista dei capi di gabinetto non è ancora definita, con diversi posti ancora in bilico. Paolo Visca è dato al Mise con Giancarlo Giorgetti, Gaetano Caputi al Turismo con Massimo Garavaglia, Carlo Deodato al Dipartimento degli Affari giuridici e legislativi, mentre Daria Perrotta, che è stata capo segretaria di Maria Elena Boschi e Giancarlo Giorgetti, dovebbe affiancare Roberto Garofoli alla presidenza del Consiglio. L’ex direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, invece, dovrebbe affiancare Renato Brunetta alla funzione pubblica.

Complessivamente, il mondo dell’università esce ridimensionato da questo nuovo schema, soprattutto per quanto riguarda Luiss e Bocconi, come minore è il peso di Confindustria. Il punto di equilibrio alla fine è stato trovato su un modello molto simile a quello adottato all’epoca da Renzi e Gentiloni. Tanto per chiarire che la discontinuità non è certo roba di queste parti.

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