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“Hanno creato una variante del Covid mortale all’80%”: l’accusa choc al laboratorio Usa

Pubblicato il 19/10/2022 12:35

Un laboratorio accusato di aver creato un nuovo ceppo del Covid-19, con un tasso di mortalità elevatissimo (addirittura dell’80%). Una vera e propria bufera quella che si sta abbattendo in queste ore contro i ricercatori del National Emerging Infectious Diseases Laboratories (NEIDL) della Boston University accusati dalla stampa, soprattutto britannica, di aver dato vita a una nuova, pericolosissima variante del virus che da oltre un anno e mezzo tormenta il mondo intero. La notizia ha iniziato a comparire sulle testate del Regno Unito, facendo scattare subito l’allarme: secondo le indiscrezioni, il ceppo sarebbe stato creato combinando la proteina spike di Omicron con la variante originaria di Wuhan. “Testata sui topi si è rivelata molto pericolosa”. Gli stessi autori della ricerca hanno pubblicato i risultati ottenuti sul sito Biorxiv. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiegato dal Fatto Quotidiano, i ricercatori hanno spiegato di aver “generato un virus SARS-CoV-2 ricombinante chimerico che sfugge in modo robusto all’immunità umorale indotta dal vaccino, principalmente a causa delle mutazioni nel punto di legame del recettore (RBM), ma a differenza dell’Omicron presente in natura, si replica efficacemente nelle linee cellulari e nelle cellule polmonari distali simili a primarie”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sempre secondo gli autori dello studio, “nei topi K18-hACE2 mentre Omicron provoca un’infezione lieve e non fatale, il virus portatore chimerico (Omicron S) infligge una malattia grave con un tasso di mortalità dell’80%, Ciò indica che mentre la fuga del vaccino di Omicron è definita da mutazioni in Spike, i principali determinanti della patogenicità virale risiedono al di fuori di Spike”. (Continua a leggere dopo la foto)

La notizia, lanciata dal Daily Mail, ha fatto subito il giro del mondo scatenando reazioni feroci da parte della comunità scientifica internazionale. Alla fine la stessa università americana è intervenuta per confutare l’interpretazione della stampa britannica, sostenendo che la ricerca abbia in realtà reso il virus “meno pericoloso”. Nonostante le rassicurazioni dei ricercatori di Boston, in un’intervista apparsa su Stat Emily Erbelding, direttrice della divisione di microbiologia e malattie infettive del NIAID ha annunciato che nei prossimi giorni approfondirà la questione con i ricercatori della Boston University.

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