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Google a pagamento, ecco cosa ha in mente il motore di ricerca più usato. Cosa pagheremo e cosa no

Pubblicato il 07/04/2024 12:15 - Aggiornato il 07/04/2024 18:05

Stanno per avvenire delle rivoluzioni Oltreoceano, dalle parti della Silicon Valley, e non interessano solo WhatsApp e Meta. Sta per finire l’era delle ricerche libere su Google? Il motore di ricerca più usato al mondo, naturalmente caratterizzato dalla sua gratuità, potrebbe diventare a pagamento. Una notizia-bomba, cui mancano solo i crismi dell’ufficialità, che rivoluzionerebbe le nostre abitudini quotidiane, anche lavorative. Google starebbe prendendo in considerazione un nuovo servizio in abbonamento, che consentirebbe agli utenti di accedere a funzionalità avanzate del suo motore di ricerca basato sull’Intelligenza Artificiale: il servizio includerebbe gli strumenti dell’intelligenza artificiale generativa “Gemini” di Google, in grado di creare immagini, video e testo. La mossa arriva mentre Google deve affrontare la crescente concorrenza di altri motori di ricerca e piattaforme di social media, tentando, dunque, di monetizzare la sua vasta base di utenti. In un articolo su La Stampa, a sua volta riprendendo le indiscrezioni apparse sul britannico Financial Times, Riccardo Luna spiega come e perché il gigante della Silicon Valley stia pensando ad un abbonamento per una versione del motore di ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale generativa. (Continua a leggere dopo la foto)

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Cosa sta per succedere

“L’era del tutto gratis sta finendo. Meglio così, in fondo era una finzione”, ha scritto Luna, già direttore di Wired Italia ed esperto di tecnologia.  Il lettore ricorderà che, assai di recente, abbiamo scritto del patteggiamento del colosso delle ricerche su Internet per l’indebita profilazione a fini commerciali, in merito agli utenti che credevano di navigare in incognito. Sì, perché la gratuità del servizio di Google è compensata dalla accettazione da parte nostra dei famosi cookies, e dunque dalla profilazione in termini pubblicitari: la stessa che avviene con altri siti gratuiti, come ad esempio i social network. “Girare” i nostri dati ai fini pubblicitari, sinora, è stata la forma con cui le nostre ricerche generavano profitti. Gli annunci pubblicitari, nel solo 2023, hanno generato la bellezza di 175 miliardi di dollari per il colosso di Mountain View. Ad ogni modo, il pagamento allo studio, per la precisione, dovrebbe per ora riguardare soltanto alcuni strumenti “extra”, appunto basati sull’utilizzo della sola Intelligenza artificiale. Se, come vantaggio, c’è il fatto che l’IA stessa riesca a fornire più velocemente agli utenti le risposte che stanno cercando tramite la ricerca web, dall’altro, proprio perché la ricerca si fa più efficiente, c’è il rischio – quasi una certezza – di un drastico calo di clic degli utenti sui collegamenti ai siti web: ciò porterebbe inevitabilmente a una drastica diminuzione delle entrate derivanti degli annunci pubblicitari. (Continua a leggere dopo la foto)

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Le mosse della concorrenza

Sicché, in accordo con le indiscrezioni che stanno filtrando proprio in questi giorni, in futuro potrebbe arrivare un piano in abbonamento per usufruire di quegli strumenti di ricerca che sfruttano l’Intelligenza artificiale, non rinunciando però a quanto pare agli annunci pubblicitari, che continueranno ad essere presenti sia nella versione gratuita di ricerca che in quella a pagamento. Al momento nulla si sa sulle tempistiche, dato che nessuna decisione interna ufficiale è già stata presa. Non resta che rimanere aggiornati. Microsoft, principale competitor di Google, che ha una partnership espansiva con OpenAI, ha lanciato una ricerca migliorata basata su GPT e un chatbot, ora chiamato Copilot, nel suo motore di ricerca Bing più di un anno fa. Tuttavia, le nuove funzionalità di Intelligenza artificiale hanno contribuito ben poco per aumentare la quota di mercato di Bing, che è molto indietro rispetto a Google, che ora non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione di incrementare il proprio “primato”. Proprio in merito alla IA Gemini, abbiamo scritto di recente, paventando il futuro “matrimonio” tra Apple e la stessa Google.

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