Negli ultimi giorni il Premier italiano Mario Draghi non se la passa molto bene. Il “governatore” d’Italia deve confrontarsi non solo con una maggioranza sempre più traballante, ma anche col malessere crescente nella popolazione. Sono previsti, infatti, diversi scioperi in segno di protesta per le politiche governative attuate finora, tra l’altro nei comparti cruciali del settore pubblico e cioè scuola, sanità e giustizia.
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Il Governo dei Migliori (in cosa?)
L’Italia è alle prese col cosiddetto “Governo dei migliori” da un anno mezzo circa. Un esecutivo accolto e celebrato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da tutti i mainstream media come la panacea di tutti i mali. Peccato che, in realtà, i risultati ottenuti dalla cricca formatasi con l’avvento dell’ex banchiere siano tutt’altro che miracolosi. E i cittadini, pian piano, iniziano a rendersene conto, come illustrato da Affaritaliani.it.
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Gli scioperi tornano di moda
Lo sciopero torna ad essere protagonista. Sono molti, infatti, i settori chiave in cui si registra un enorme malcontento. Delusione e rabbia si sono fatte strada nel mondo dell’istruzione, che insieme a quello sanitario è interessato dai rinnovi contrattuali. Per la seconda volta in cinque mesi, i sindacati (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams) scenderanno in piazza uniti contro la riforma targata Draghi-Bianchi il prossimo 30 maggio. Salari e diritti al centro della protesta. Alle sigle sindacali non è piaciuta la sordità del ministero di fronte alle loro istanze, pertanto hanno attivato “un percorso di forte protesta, con diverse forme di mobilitazione” dal quale non è escluso neppure, avvertono, “lo sciopero degli scrutini, e di informazione capillare del personale della scuola”.
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Gli scioperi dei medici
Il comparto sanitario non se la passa meglio. Basta tornare allo scorso marzo per la proclamazione di due giorni di sciopero da parte dei medici di Smi (Sindacato medici italiani) e Simet (Sindacato italiano medici del territorio), con la relativa chiusura degli ambulatori. Carichi di lavoro insostenibili, mancanza di tutele, a cominciare dal riconoscimento dell’infortunio sono tra le principali ragioni della protesta. Oltre alla rabbia di fronte allo stanziamento per l’indennizzo alle famiglie dei colleghi deceduti per Covid, definito da Smi e Simet “un’elemosina, un doppio schiaffo, da parte dello Stato, soprattutto agli orfani di quei medici”.
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Gli scioperi di infermieri e medici PS
Persino gli ex “angeli della corsia” hanno incrociato le braccia. Per primi gli infermieri rappresentati dal Nursind, con uno sciopero nazionale di 24 ore, che si è celebrato il 28 gennaio scorso a Roma ed i n tutti i capoluoghi di regione. A spingerli in piazza la mancata valorizzazione economica e professionale della categoria. L’altra sigla, il Nursing up, ha alzato la voce lo scorso 8 aprile, dopo giorni di manifestazioni di piazza. Non da meno il caso dei medici di Pronto soccorso sotto organico, come quello del Cardarelli di Napoli, dove 25 camici bianchi hanno firmato una lettera di dimissioni, costringendo il ministro della Salute, Roberto Speranza, a riconoscere che rimane “la grande questione del personale” e che bisogna “investire di più”.
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Sciopera anche la Giustizia
Anche il comparto giustizia si fa sentire. La riforma Cartabia, approvata alla Camera ma non ancora dal Senato, inizia a mietere le sue vittime. Lo sciopero dei togati contro le modifiche dell’ordinamento giudiziario e del Csm è fissato per il prossimo 16 maggio. “Non per protestare, ma per essere ascoltati”, sottolinea la mozione approvata dall’Anm.
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I numeri delle proteste
Insomma il livello di conflitto sociale in generale è molto alto e gli impegni presi da Mario Draghi con l’Europa rendono la situazione ancora più delicata. Tra le scadenze del Pnrr e la tabella di marcia delle riforme il fronte si fa sempre più caldo: dal 1 gennaio a ieri per esempio sono stati proclamati 584 scioperi e ne sono stati effettuati 423. I settori più caldi sono il trasporto pubblico locale, con 101 scioperi proclamati e 75 effettuati e igiene e ambiente, con 53 scioperi proclamati e 28 effettuati. Seguono regioni e autonomie locali, con i primi a quota 52 e i secondi 43; pulizie e multiservizi con 44 e 27 e il trasporto aereo con 40 e 22. Non poteva mancare infine il servizio sanitario nazionale: qui da inizio anno si marcia sui 38 scioperi proclamati e 27 effettuati.
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Italexit ci aveva visto lungo
Chi ci legge sa benissimo che Italexit è stato, tra le forze politiche in Parlamento, il partito tra i più critici e duri all’inizio dell’avventura di Mario Draghi. Molti si ricorderanno l’intervento del leader Gianluigi Paragone, quando ai microfoni del Senato disse “lei è un incappucciato della finanza” citando Federico Caffè. Alla fine, sembra che Paragone ci avesse visto molto lungo, con buona pace di tutti i partiti di maggioranza.
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