I crimini più orrendi sono quelli perpetrati ai danni di bambini e minori e l’orrida piaga della pedofilia, un fenomeno dalle dimensioni enormi per quanto taciuto, viaggia sul web – e soprattutto sul dark web – rendendo i reati ancora più impalpabili e diffusi. Inutile dire che occorre stare molto attenti, anche laddove pensiamo che rischi non ve ne siano. Ad esempio, quando pubblichiamo le foto dei nostri figli o nipoti in Rete e sui social network, sappiamo il rischio che corriamo? In molti casi no, perché non ci pare né disdicevole né pericoloso, e sbagliamo. Lo spunto ci viene dato dalla compagnia telefonica Deutsche Telekom, che ha rilasciato uno spot in cui è una bambina a spiegare ai suoi genitori cosa succede alle sue immagini dopo che vengono pubblicate sui social. Lo chiamano “Sharenting”, ed è una crasi tra “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità), termine ufficialmente riconosciuto a giugno 2022 dall’Oxford English Dictionary. L’avvento dell’Intelligenza artificiale complica il quadro. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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I rischi dello “Sharenting”
Lo si fa magari in buona fede, pur se con una certa dose di narcisismo dettata dalla cosiddetta adultescenza di molti genitori che, non solo sui social, esprimono pulsioni giovanili, e lo si fa inseguendo i modelli di quelle influencer che pubblicano di continuo foto e video dei propri bambini, essenzialmente per ottenere visibilità: non faremo il nome, ma c’è anche chi ci ha visto lungo e ha costruito un business sui figli che fanno cose mentre la mamma li riprende, e poi carica tutto sui social. Ma li mondo, là fuori, è un posto pericoloso. Torniamo, dunque, allo spot della Deutsche Telekom. All’incirca il 75% delle famiglie tedesche pubblica anche solo saltuariamente foto o filmati dei propri bambini. Lo spot della compagnia telefonica è fondato su una sorta di esperimento. Il volto della bambina Ella viene invecchiato e diventa quello di una donna adulta tramite la tecnologia deepfake, che a sua volta rappresenta il peggiore rischio insito nella Intelligenza artificiale, sicché si anima, parla e registra a sua volta un filmato da far vedere ai suoi genitori: mostra quel che si potrebbe fare con una singola immagine rubata della bambina. Il furto di identità è un primo allarme: gli esempi vanno dalla creazione di profili falsi con il suo volto alla riproduzione della sua voce usata per truffare gli stessi genitori, un tipo di truffa molto sofisticata di cui ci siamo occupati in passato, alla creazione di meme che possono provocare grande imbarazzo a quella età, perché sui social diventano virali e sfuggono assolutamente al controllo di chi avesse pubblicato l’immagine originale. E poi c’è il rischio più grande, quello appena accennato in apertura, ovvero quello di incappare in una rete pedofila. In accordo con i dati diffusi da Deutsche Telekom, arrivato all’età di cinque anni ora un bambino ha mediamente 1.500 foto di se stesso online. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il fenomeno in Italia
In Italia, i genitori pubblicano in media 300 foto dei figli in un anno, secondo uno studio della SIP (Società Italiana di Pediatria), che ha messo in luce i rischi del fenomeno, tra questi la pedopornografia online e la violazione della privacy del minore. Sono numeri enormi e con sconcertante leggerezza i genitori e familiari non si rendono conto delle conseguenze. Sul podio dei social più utilizzati dai genitori ci sono Facebook, dove finiscono il 54% degli scatti, il 16% su Instagram, e il 12% su Twitter. “Ci sono diversi aspetti di cui bisogna tenere conto quando scegliamo di condividere una foto online di un minore – spiega la dottoressa Brunella Greco, sociologa e esperta di Save The Children in tema di tutela dei minori online – Il primo riguarda il fatto che pubblicare delle foto di nostro figlio contribuisce alla costruzione della sua identità digitale e oggi sappiamo bene quale è il valore della nostra immagine online”. Inoltre, il bambino comincerà a voler sapere quanti like ha ottenuto, a misurare il suo valore in questi termini. E questo accadrà proprio nel momento in cui sta cominciando a costruirsi la prima immagine di sé, a relazionarsi con i mondo fuori da quello genitoriale. (Continua a leggere dopo la foto)

Il disegno di legge
Per arginare il fenomeno, in Francia è stato varato un disegno di legge per vietarlo: ne dà conto il portale Fanpage. Il parlamento d’oltralpe ha approvato il disegno di legge, proposto dal deputato Bruno Studer, per garantire ai minori il diritto alla loro immagine. L’obiettivo finale è togliere ai genitori il diritto all’immagine dei propri figli.
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