Ci sono due modi per leggere le dimissioni dell’ormai ex ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti. La prima è quella “nobile” del ministro che squarcia quel muro gommoso di disattenzione verso la scuola e la ricerca. “Il governo ha avuto poco coraggio” ha commentato Fioramonti sulla sua pagina Facebook, richiamando la facilità con cui si trovano soldi e finanziamenti per cose che interessano altri. Del resto lui aveva promesso: “Senza soldi mi dimetterò”. E così ha fatto attirando a sé il plauso del mondo progressista e anche un po’ radical chic cui tante volte aveva strizzato l’occhio. Ci sta.
C’è però una seconda chiave di lettura, un pochino più venale, per capire il “caso Fioramonti” che solo aprendo il sito TiRendiConto.it si può mettere compiutamente a fuoco. E lì si capiscono tante cose, sulle prossime mosse che capiteranno in Parlamento nella maggioranza. TiRendiConto.it è il sito che fotografa la situazione della rendicontazione e quindi della retribuzione dei portavoce pentastellati: si tratta di un tema molto identitario per il Movimento, molto sentito tra gli attivisti, che non a caso punzecchiano i ritardatari, soprattutto quelli cronici. Il mio amico Fabio Chiodini sta diventando un incubo per molti di costoro. La base infatti ribolle per scarso nerbo sul programma e alto attaccamento ai soldi. Cosa c’entra Fioramonti con tutto questo? Facile: l’ex ministro fra non molto rischia di diventare anche un ex parlamentare in quota Cinque Stelle perché da gennaio non rendiconta quindi non restituisce nulla. Zero assoluto.
In poche parole, quell’impegno formale che ci siamo assunti al momento della candidatura di rendicontare e restituire è promessa vana. Come lui ce ne sono diversi e tante cose fanno presagire la creazione di un gruppo di ex, indietro con la restituzione ma avanti con l’intesa Conte-Pd-M5S. Qualche giorno fa annunciai attraverso questo giornale che avrei sollecitato il famoso collegio dei probiviri a prendere una decisione. Strano no? Io sono sottoposto a “processino” perché troppo fedele al programma (dove appunto c’è il rifiuto delle logiche contrattualistiche di Bruxelles) e nessuna voce si era intanto mai alzata sui tanti parlamentari indietro nei pagamenti. Perché tanto silenzio? Ancora un minimo di pazienza.
Per correttezza sottolineo che il sottoscritto con solo una ventina di parlamentari siamo in perfetto ordine con la restituzione, gli altri avranno tempo fino al 31 gennaio per sistemarsi. Nel momento in cui scrivo l’appello di chi è fermo a zero restituzioni è: per la Camera Acunzo, Aprile, Cappellani, Del Grosso, Dieni, Fioramonti, Frate, Galizia, la presidente di commissione Grande, Lapia, Romano, Vacca, Vallascas; per il Senato Anastasi, Bogo, Ciampolillo, Di Marzio, Di Micco, Giarrusso, Lorefice. Tra coloro che sono fermi al primo trimestre vale la pena di segnalare la presidente della commissione Finanze in odor di trasloco nella commissione d’inchiesta sulle banche Carla Ruocco e il ministro del Lavoro Nunzia Cataldi. Un’altra chicca sui poco solerti riguarda il ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, ferma a 4 mesi di rendicontazione, la quale è pure (in conflitto di interessi e pure credo poco compatibile) probiviro.
Come dicevo ci sarà tempo fino al 31 gennaio per mettersi in regola con le rendicontazioni e sono certo che ci sarà una corsa frenetica alla regolarizzazione: ma siccome tanti hanno molti soldi da dover mettere nel salvadanaio Cinque Stelle io per sicurezza ho fatto lo screenshot della situazione attuale. La situazione nei gruppi parlamentari insomma è in fase di ebollizione e non poche crepe si apriranno proprio per via degli arretrati, arretrati di cui – vale la pena precisare – tutti sapevano e tutti, capo politico in testa, tacevano: quieta non movere et mota quietare (non muovere ciò che è calmo e calma piuttosto ciò che è agitato) insegnavano i latini. Così è stato, fintanto che qualcuno ha aperto il vaso di Pandora e ha cominciato a dire: contesterò le mancate restituzioni davanti ai probiviri. E se non basta andremo anche davanti alla magistratura ordinaria per scoprire tutte le carte. Del resto noi ribelli siamo fatti così.
Questo editoriale è stato pubblicato su Il Tempo di oggi, 27 dicembre 2019
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