Le lacrime della premier Giorgia Meloni di fronte alla comunità ebraica fanno ancora discutere. Almeno a sinistra. Dove invece di pensare a queste facezie farebbero bene a concentrarsi sul caso Soumahoro, ad esempio, o ancor meglio al Qatargate che sta disintegrando un’intera area politica, insieme alla sua presunta – presuntissima – superiorità morale. Insomma, per alcuni sinistri qualsiasi cosa faccia la premier comunque non va bene. Moni Ovadia e Gad Lerner, ad esempio, considerano la “macchia di destra” talmente potente che nulla potrà mai fare la leader di Fdi per “accontentarli”. E se molti non ci hanno nemmeno perso tempo a replicare, chi non se ne è stato in silenzio è stato Vittorio Feltri, secondo cui è arrivata l’ora smetterla di “bersagliare” Meloni per ogni frase che esce dalla sua bocca. E sottolinea chiaramente quando i due “intellettuali” farebbero meglio a tacere. E lo fa a modo suo. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma cosa era successo per scatenare tutto questo “putiferio”? Come è ormai noto, Giorgia Meloni ha abbracciato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Draghello, e senza tanti giri di parole ha definito le leggi razziali italiane, cioè fasciste, “una ignominia”. Tutto risolto per i sinistri? Macché. Nemmeno così va bene. Infatti, Gad Lerner ha detto che “dichiararsi amici di Israele non basta a rimuovere le colpe storiche del razzista Almirante, di cui fino a ieri rivendicava l’eredità”. Mentre Moni Ovadia è convinto che “la Meloni è una politica capace e questo gesto fa parte del suo naso politico”. Insomma: opportunismo, scarso tempismo. Ma Vittorio Feltri ha messo i puntini sulle i. (Continua a leggere dopo la foto)
Vittorio Feltri nemmeno stavolta ha usato mezzi termini, e al “compagno” Lerner dice: “Ormai è diventato il ‘grillo parlante’, se devo fare il calcolo delle stupidaggini dette dalle persone note credo che lui arrivi primo in graduatoria – dice all’Adnkronos –. Quando Fini, il capo di Alleanza Nazionale, andò in Israele e disse che il fascismo era il male assoluto ricevette gli applausi di tutti e diventò poi presidente della Camera. Non capisco perché Fini allora non ricevette critiche mentre la povera Meloni viene bersagliata sempre da tutti”.
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