Banche che falliscono con una facilità disarmante. Senza che, però, vengano mai puniti i responsabili, quelli che per intenderci hanno sulla coscienza migliaia di famiglie finite nel frattempo sul lastrico. Questa la drammatica fotografia del nostro Paese scattata dalla testata La Verità: come spiegato da Francesco Bonazzi, a otto anni dai crack di Vicenza, Veneto Popolare, Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Cassa di Ferrara e CariChieti, oggi si può dire che “chi stava al comando degli istituti che hanno poi dovuto farsi salvare da banche più grandi o dallo Stato se l’è cavata più che egregiamente”. Niente punizioni esemplari, anzi. Al massimo, in alcuni casi, è scattata qualche condanna a pochi anni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nelle sei banche sopra citate, sono andati in fumo quasi 20 miliardi di euro, con i salvataggi costati oltre 9 miliardi. Le pene per i responsabili? Roba di poco conto. Al vertice della Popolare di Vicenza, per esempio, c’è stato per oltre un ventennio Gianni Zonin, oggi 85enne. Fino alla caduta nel 2015, a seguito di un’ispezione della Bce. La prima sentenza è arrivata dopo 6 anni, con condanna a sei anni e mezzo per aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alle autorità di vigilanza. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra gli altri imputati, l’ex vicedirettore generale Emanuele Giustini era stato condannato a sei anni e tre mesi mentre due vice, Paolo Marin e Andrea Piazzetta, a sei anni. In secondo grado, però, pene dimezzate per tutti. Per il dissesto di Veneto Banca, i pm di Treviso hanno addirittura annunciato la prescrizione per il reato di aggiotaggio contestato all’ex presidente Vincenzo Consoli. (Continua a leggere dopo la foto)
Per la serie di bene in meglio, la magistratura ha indagato quasi 10 anni sulle quattro casse del Centro Italia che, nel 2015, vennero sciolte con il governo Renzi in carica. Il tutto grazie a 4,7 miliardi a carico del Fondo nazionale di risoluzione. Dopo tanto scavare, alla fine è arrivata la bandiera bianca: tutto sarà archiviato. Far fallire una banca, insomma, nel nostro Paese “sembra più facile che rapinarla”. Senza che nessuno venga mai punito davvero.
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