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Enti inutili, tutti ne parlano ma nessuno li abolisce: così continuano a proliferare (e pesare sulle nostre tasche)

Pubblicato il 21/01/2020 10:43

Se ne parla da sempre, e solitamente ogni volta che si tocca l’argomento le forze politiche si mostrano tutte concordi: abolire gli enti inutili sarebbe un ottimo modo per iniziare a risparmiare qualche soldino da destinare verso opere più utili. Un’onda cavalcata a turno da ogni partito, da destra a sinistra, con promesse di feroci mannaie che poi, però, restano soltanto fantasie. L’ultima nota al Def del 2019 dedica un riferimento esplicito proprio a questa esigenza, senza però specificare quali e quanti siano gli enti inutili ancora esistenti e da eliminare. Per capirlo, uno strumento utile è la deliberazione depositata alla Camera dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti nel dicembre del 2018.

Il documento è un viaggio attraverso le società a partecipazione pubblica sparse per l’Italia all’interno dei quali emergono anche quegli enti che potrebbero essere tranquillamente soppressi, perché non svolgono servizi di pubblico interesse e presentano perdite di esercizio “in almeno 4 anni del quinquennio 2011-2015, fatturato medio del triennio 2013-2015 inferiore a 500 mila euro, assenza di dipendenti o numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori”. Le amministrazioni pubbliche avrebbero dovuto svolgere una ricognizione per verificare lo stato dell’arte e prendere provvedimenti, ma solo tre società su dieci, in media, sono state soppresse tra quelle che mostravano criticità.

A guidare la classifica delle Regioni dove gli enti inutili continuano a spopolare è la Lombardia, con 16 società ancora aperte. Un problema di cui, in realtà, si parla dalla notte dei tempi, analizzato più e più volte negli anni senza che le annunciate rivoluzioni si concretizzassero mai. Nel 2012, la sezione Autonomie della Corte dei conti parlava di criticità, inadempienze, ritardi e paradossi, sottolineando come alcune di queste realtà, nonostante tutti fossero concordi sulla necessità di fare piazza pulita, continuassero a esistere e assumere come niente fosse. Una lista che comprendeva circa 65 realtà che spaziavano dalla Cassa Conguaglio Zucchero Gestione Nazionale all’Associazione Nazionale Controllo Combustione, fino all’Ente Nazionale per la Cellulosa e la Carta.

Nel 2008 era stato Roberto Calderoli, all’epoca ministro, ad annunciare una linea durissima contro tutte quelle forme di burocrazia inutile che non facevano altro che drenare le casse dello Stato senza portare benefici. A seguire sarebbero poi stati prima Monti e poi Renzi ad annunciare altre, feroci sforbiciate. Eppure tanti enti continuano ancora oggi a resistere, alla luce del sole. Uno spreco che sembra davvero non conoscere mai fine.

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