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Vaccinati con vaccini diversi, aumentano gli effetti collaterali. Nature rivela le insidie del mix di vaccini

Pubblicato il 28/06/2022 10:12

Uno studio canadese realizzato in Ontario su 14,7 milioni di persone e appena pubblicato sul prestigioso Journal of american medical association (Jama) lancia l’ennesimo allarme sugli effetti collaterali dei vaccini. Nello specifico sul mix di vaccini che in Italia soprattutto dicevano essere una manna dal cielo e che anzi il mix avrebbe aumentato gli anticorpi. Anche in quel caso, però, chi storceva il naso e evidenziava i pericoli veniva zittito e censurato. I nuovi dati sul rischio di mio e pericarditi in seguito alla somministrazione di vaccini anti Covid a mRna, oltre a confermare che è più elevato nei giovani uomini, segnalano almeno due questioni da non sottovalutare. Come riporta La Verità, “la probabilità di infiammazione cardiaca si riduce drasticamente se, in questa popolazione, si aumenta l’intervallo di tempo tra le dosi ma, soprattutto – a differenza di quanto finora indicato – il rischio si abbassa ulteriormente se si evita la somministrazione di vaccini diversi (eterologa)”. (Continua a leggere dopo la foto)

In linea con quanto già noto, “dei 297 casi in cui si è manifestata la miocardite, 228 (76,8%) erano maschi di età tra 18 e 24 anni e in 207 (69,7%) il problema si è presentato dopo la seconda dose di vaccino a mRna. In particolare, nel caso di due dosi di Moderna (Spikevax), i casi sono stati 299,5 per milione: cinque volte di più dei 59,2 di Comirnaty (Pfizer). Nei ragazzi tra i 12 e 17 anni il tasso era più elevato, ma si riferisce solo al prodotto Pfizer: quello di Moderna, durante lo studio, non era autorizzato in Canada in questa popolazione. La maggior parte dei pazienti (97,6%) si è rivolto al pronto soccorso, il 70,7% ha avuto bisogno del ricovero in ospedale e 14 sono andati in terapia intensiva (4;7%). La cosa interessante è che, nel gruppo di uomini dell’Ontario, se l’intervallo tra le due dosi passava da quattro a otto settimane, il rischio quasi si dimezzava (132,5 per milione di seconde dosi con Moderna), ma era notevolmente ridotto a 114 casi con Comirnaty”. (Continua a leggere dopo la foto)

Questo andamento si è confermato, con tassi inferiori, anche nella popolazione generale. “Lo studio canadese mette in discussione anche l’utilità di cambiare vaccino tra le dosi, cosa avvenuta in Italia soprattutto tra seconda e terza inoculazione – in coincidenza con l’arrivo massiccio del vaccino Moderna, dopo che le prime erano state fatte con Pfizer e Astrazeneca in over 70 – e motivata con un aumento di efficacia (effetto noto, con i vaccini tradizionali). Nel caso dei prodotti a mRna, i ricercatori del Canada, hanno notato che la scelta di usare il prodotto di Pfizer per la prima dose e quello di Moderna per la seconda aumentava il tasso di miocardite rispetto alle due dosi del solo prodotto di Moderna. Sul maggior rischio di miocardite nei giovani uomini vaccinati con Moderna concorda anche una ricerca francese appena pubblicata su Nature e amplia l’età anche al di sopra dei 30 anni, ma questo studio considerava solo i pazienti ricoverati (nello studio canadese era solo il 30%)”. (Continua a leggere dopo la foto)

A tal proposito, si ricorda che un lavoro scandinavo su 23 milioni di soggetti e pubblicato ad aprile su Jama, arrivava alle stesse conclusioni per i ragazzi tra 16 e 24 anni, ma in questi, il rischio di miocardite non solo è risultato solo più elevato, in seguito alla somministrazione di un vaccino Moderna rispetto a un vaccino Pfizer; “per la prima volta, era maggiore di quello associato all’infezione da Sars-Covid: cinque volte più alto per Pfizer e 15 per Moderna, rispetto ai non vaccinati. Tutti gli autori degli studi chiedono ulteriori dati e invitano le istituzioni a valutare attentamente i rischi di miocardite”. In Italia, però, tutto tace. E Speranza si guarda bene dal prendere in considerazione questi dati, altrimenti scoppierebbe un’altra bomba. E della salute dei cittadini sticavoli…

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