Un gigantesco ragno meccanico appeso al soffitto. Intento a sollevare bossoli, sollevari e riversare l’esplosivo, creando bombe pronte a essere utilizzate in guerra. Una scena che non proviene da qualche sito remoto di una nazione lontana, ma dalla nostra Italia e, in particolare, da uno dei luoghi più segreti, discussi e contestati dello Stivale: l’industria di Domusnovas, ribattezzata non a caso “La fabbrica delle bombe insanguinate”. Si tratta complessivamente di ottanta ettari di laboratori bunker, protetti da alti reticolati e addossati colline, con portoni di accesso custoditi e uffici. Come spiegato da Repubblica, l’impianto è nato agli inizi del Duemila per volontà dell’impresa Sei di Ghedi (Brescia), poi diventata Rwm e rilevata dal gruppo tedesco Rheinmetall. (Continua a leggere dopo la foto)
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Si tratta di uno stabilimento all’interno del quale migliaia di residuati bellici pescati nei fondi di magazzino del nostro Esercito vengono trasformati in proiettili d’artiglieria da 155 millimetri, destinati oggi a raggiungere le batterie ucraine in prima linea. “Munizioni d’ogni calibro e potenza prendono forma nei capannoni, dove si lavora con un misto di tecnologie avanzate e competenza artigianale. Si confezionano pure quelle giganti da 2.000 libbre, oltre 900 chili, che si usano per distruggere i rifugi sotterranei. Quasi tutte andranno ad aviazioni europee”. (Continua a leggere dopo la foto)

Le bombe di oggi non sono più generiche, vengono confezionati per determinati modelli di aereo. Per esempio ci sono quelle per i Rafale francese e quelle per gli F35 olandesi. Gli involucri vengono forgiati nella prima parte della fabbrica. Poi, divisa dal letto di un torrente, c’è l’area di caricamento degli esplosivi. Dove compaiono le bandiere rosse non si possono usare strumenti elettrici né suole di cuoio per evitare il rischio di scintille”. (Continua a leggere dopo la foto)

Le fasi più delicate sono controllate manualmente dagli operai. Un’attività senza sosta, che va avanti su tre turni, ventiquattr’ore al giorno. “Nel 2019 il governo Conte aveva sospeso le forniture di ordigni per l’aviazione saudita ed emiratina, già autorizzate dall’esecutivo Renzi”. L’esplosione della guerra in Ucraina, però, ha portato al ritorno della corsa agli armamenti: “Per Kiev si mandano avanti le consegne dei colpi da cannone e da tank, pagati dalla Germania”.
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