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Di Maio, ricordate il “mai con il PD”? Ecco, ora indovinate in che partito si candiderà

Pubblicato il 03/08/2022 08:32 - Aggiornato il 03/08/2022 13:46

“Mai con il Pd”. “Il partito di Bibbiano”. “Mafiosi”. Quante ne ha dette negli anni Luigi Di Maio al Partito democratico? Tante, tantissime. Però di acqua ne è passata sotto ai ponti. E allora succede anche in questo folle Paese dell’antipolitica che Di Maio sia un candidato del Pd. Ma come? Direte voi. Ebbene sì, a dare lo scoop non poteva che essere Repubblica: “A nemmeno 24 ore dal lancio del suo nuovo cartello ‘Impegno Civico’, in asse con Bruno Tabacci, il ministro degli Esteri viaggia veloce verso una candidatura inattesa, sotto le insegne dem (lontanissimi i tempi in cui lo chiamava il partito di Bibbiano). L’offerta è stata appena formulata da Enrico Letta”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Il Partito democratico – fanno sapere dal Nazareno – nelle prossime liste elettorali offrirà diritto di tribuna in Parlamento ai leader dei diversi partiti e movimenti politici del centrosinistra che entreranno a far parte dell’alleanza elettorale”. A cominciare dall’ex capo politico del M5S, quindi. Dalla scatoletta di tonno al tonno stesso. La mossa dei democratici arriva dopo l’accordo con Carlo Calenda e i radicali di +Europa. “Nel testo dell’intesa elettorale appena siglata, c’è scritto che nei collegi uninominali non saranno candidati politici considerati divisivi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Quindi “i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura). Per Di Maio sarebbe stato game over. Il partito appena lanciato, con appena 50 giorni di campagna elettorale, difficilmente riuscirà a raggiungere il 3%, soglia minima per ottenere seggi nel prossimo Parlamento. L’unica via era puntare tutto su qualche collegio uninominale, per Di Maio e forse per un paio di fedelissimi. Ipotesi archiviata dal patto Letta-Calenda. Ecco allora l’exit strategy, l’offerta del Pd… (Continua a leggere dopo la foto)

“Candidare nelle proprie liste, sotto l’insegna Democratici e Progressisti, i leader delle formazioni minori che faranno parte dell’alleanza. Potrebbero essere indicati in posizioni eleggibili, nella quota proporzionale. Con un filo d’imbarazzo forse, dati i trascorsi tra Di Maio e i dem, ma gli incastri del Rosatellum e le condizioni di Calenda non lasciano aperte altre strade”. Vai a cercare la coerenza e i valori…

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