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De Micheli: “A scuola di sabato e domenica”. Insorgono famiglie e presidi

Pubblicato il 27/11/2020 12:51

Al ritmo di una gaffe dopo l’altra, il governo giallorosso continua ancora una volta a mettere in evidenza tutta l’incompetenza dei propri esponenti di punta. Ultima in ordine cronologico a dare sfoggio delle proprie doti è stata la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, che ha dettato la sua stupefacente ricetta per la scuola: “Accelerare sullo scaglionamento degli ingressi per le superiori e utilizzare le dodici ore della giornata per le lezioni in presenza, dalle 8 alle 20, spingendo più classi a lezione il sabato e la domenica”. Parole pronunciate in un’intervista rilasciata a La Repubblica e che hanno subito scatenato, come era lecito immaginarsi, un putiferio.

De Micheli: "A scuola di sabato e domenica". Insorgono famiglie e presidi

L’idea di portare i ragazzi sui banchi nel weekend non è piaciuta ai docenti, che hanno subito contrattaccato: “No grazie, serve altro”. Dove “altro” sta per un’assunzione di ulteriore personale docente e amministrativo, per far fronte all’emergenza, e una modifica dei contratti di lavoro del personale del settore. Richieste alle quali però il governo al momento resta sordo. Titubanti di fronte alla proposta della De Micheli anche i Comuni e le Province, che si troverebbero oltretutto a dover cercare nuovi fondi per il pagamento di gas, elettricità e acqua sette giorni su sette.

De Micheli: "A scuola di sabato e domenica". Insorgono famiglie e presidi

Al momento, la data fissata per il rientro a scuola delle superiori è quella del 9 dicembre. Con la Azzolina, da un lato, a premere per la riapertura e la De Micheli, dall’altro, a cercare soluzioni per evitare che il traffico vada nuovamente in tilt, con rischi anche sul fronte contagi. Soluzioni che, in queste ore, stanno assumendo forme sempre più grottesche Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, ha tuonato: “Lo scaglionamento di un’ora è già partito, allargarlo non è possibile. Il 48% degli istituti superiori sono tecnici e professionali, alloggiati in periferia. Molti studenti vengono dalla provincia, l’enorme hinterland di Milano, Roma, Napoli. Come fai a chiedere a questi ragazzi di entrare alle 10,30, alle 11, e di uscire da scuola alle cinque del pomeriggio? Arriverebbero a casa all’ora di cena. Quando studiano? E così le insegnanti, la maggior parte del corpo docente”.

Nel caos generale di un governo ormai completamente allo sbando, la scuola rischia di essere nuovamente sacrificata. Contrari all’idea della De Micheli anche i sindacati, con la Uil a chiedere, per esempio, che si proceda piuttosto a un allungamento del calendario fino a luglio. Non manca chi sottolinea la bizzarria di una ministra ai Trasporti che suggerisce come dovrebbe funzionare la scuola e quella dell’Istruzione, di contro, a lanciare idee sulla gestione della mobilità. Ma ormai, se non siamo già alle comiche poco ci manca.

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