Esiste davvero una correlazione tra i tanti problemi cardiaci riscontrati negli ultimi mesi anche nella popolazione più giovane e i vaccini anti-Covid? La versione ufficiale sposata da politici e viro-star è che no, i farmaci che ci hanno iniettato in maniera massiccia nei mesi scorsi non sono assolutamente responsabili di alcun problema di salute. Nel frattempo però Pfizer e Moderna, ovvero i principali produttori dei vaccini stessi, hanno deciso di dare il via a dei trial clinici per monitorare le conseguenze di lungo periodo delle infiammazioni al cuore provocate dalla puntura contro il Sars-Cov-2. I test si svolgeranno negli Usa e in Canada e confermano, dunque, quanto sia importante svolgere ulteriori approfondimenti. Il tutto mentre in Italia chi si azzarda a sollevare questo delicato argomento viene ancora bollato come “complottista” negli studi televisivi, sempre frequentatissimi dai camici bianchi. (Continua a leggere dopo la foto)
Come spiegato da Alessandro Rico sulle pagine della Verità, Moderna ha recentemente avviato un secondo studio dopo test già effettuati in passato. Pfizer dovrebbe invece mettersi in moto con l’inizio del 2023: una delle sue ricerche si concentrerà su 500 individui con meno di 21 anni, quei ragazzini ai quali era stata imposta la vaccinazione per “poter tornare a una vita normale”, con la promessa che non ci sarebbe stato alcun rischio per la salute. (Continua a leggere dopo la foto)
La decisione delle due aziende farmaceutiche è probabilmente anche un modo per gettare acqua su un fuoco sempre acceso negli Stati Uniti. La Food and Drug administration continua a sostenere che eventi come miocarditi e pericarditi siano molto rari a seguito della vaccinazione, ma la polemica resta forte. L’emittente Nbc ha riportato una frase del medico del Minnesota Leslie Cooper: “Questi eventi avversi possono verificarsi nel 2% dei casi. O nello 0%. O nel 20%”. Non proprio rassicurante. (Continua a leggere dopo la foto)
E dalle nostre parti? Le autorità hanno mostrato totale disinteresse verso il problema, con l’Ema che si limita a ribadire la rarità di questi casi e l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che parla a sua volta di eventi sporadici. Di approfondimenti veri e propri non se ne parla, e ogni voce fuori dal coro viene prontamente imbavagliata. La battaglia per la verità è ancora lontanissima, purtroppo, dall’essere vinta.
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