Cibo, vestiti, accessori tecnologici. Tutti rigorosamente falsi, in alcuni casi anche pericolosi per la salute, come nel caso dei giocattoli contenenti prodotti chimici e metalli pesanti. Che la Cina fosse il Paese leader per quanto riguarda la contraffazione delle merci lo si sapeva da tempo, le modalità però non era sempre chiare: a spiegarle è così intervenuto uno studio della Banca dati antrifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, affiancato dall’ultima analisi degli interventi effettuati dalla Guardia di Finanza.

Il primo dato che emerge dall’analisi è proprio il primato di Pechino: di tutti i prodotti falsi e pericolosi sequestrati nel nostro Paese, la metà è di origine cinese, per un totale di 79 milioni di pezzi tolti dal mercato in tre anni. Il reato più comune è la contraffazione, con oltre 2,5 milioni di prodotti di falso made in Italy intercettati ai varchi doganali. Nel 2020, l’anno della pandemia, il 68% della merce contraffatta era sotto forma di borse, occhiali da sole, orologi, bigiotteria, calzature e abbigliamento.

Per quanto riguarda le frodi, i prodotti spacciato per altro sono stati 14 milioni circa. Tra questi olio d’oliva presentato come extravergine dopo l’aggiunta di conservanti o pasta concentrata di pomodoro venduta come conserva. C’è poi il capitolo mascherine, presentate come sicure e in realtà incapaci di proteggere dal Covid-19, e dei farmaci non ammessi e sequestrati: in totale questi ultimi sono stati 54 mila, con prevalenza di quelli per combattere la disfunzione erettile.

Uno degli allarmi principali riguarda i giocattoli, pericolosi perché tossici e potenzialmente nocivi per i bambini, soprattutto i più piccoli. Negli ultimi tre anni, quelli sequestrati in arrivo dalla Cina sono stati oltre 560 mila. I prodotti arrivano in Italia solitamente attraverso container, voli cargo, oppure attraversando i confini terrestri dopo lo sdoganamento in altri Paesi dell’Unione Europea dove i controlli sono meno rigidi che da noi. Se riescono a entrare in Italia, finiscono solitamente sulle bancarelle, dove le verifiche sono minori o assenti, o nelle grandi catene di distribuzione.
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