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Covid, siamo tornati nell’incubo: i medici costretti a scegliere chi salvare e chi no

Pubblicato il 11/11/2020 12:04

A raccontare la drammatica situazione che l’Italia sta vivendo negli ultimi mesi sono, più di ogni altro dato, i numeri relativi al rapporto decessi/abitanti. Cifre che ci dicono, per esempio, che il nostro Paese sta vivendo una situazione più grave di quella degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Germania e della Francia: un mese fa, nel nostro territorio era stato registrato, da inizio pandemia, un decesso ogni 1.654 residenti, mentre negli Usa la proporzione era di uno ogni 1.491. Nelle ultime ore, però, la situazione è cambiata: 1 morto ogni 1.422 abitanti in Italia, 1 ogni 1.377 in America. Una gestione, dunque, disastrosa.

Covid, siamo tornati nell'incubo: i medici costretti a scegliere chi salvare e chi no

L’aggravarsi della crisi lungo lo Stivale ha avuto effetti devastanti soprattutto sulla sanità: la situazione, lamentano medici e infermieri, è tornata quella di marzo, ai limiti del disumano. Si decide, sostanzialmente, chi salvare e chi no in reparti affollati, dove le terapie intensive sono piene e i posti, semplicemente, non bastano per tutti. Qualcuno, dunque, deve essere sacrificato ogni giorno, tra le lacrime, affinché qualcun altro possa invece farcela. Morti che potrebbero essere evitate, figlie del mancato rafforzamento della rete ospedaliera che invece il governo aveva sbandierato.

Covid, siamo tornati nell'incubo: i medici costretti a scegliere chi salvare e chi no

A marzo scorso, anestesisti e rianimatori avevano alzato il velo, scoperchiando il vaso di omertà che circondava le drammatiche scelte alle quali erano chiamati ogni giorno: un elenco di criteri in base ai quali dare priorità a questo o quel paziente, non essendoci personale e posti in terapia intensiva sufficienti per assistere tutti e allo stesso modo. Oggi, stiamo pericolosamente tornando indietro a quei terribili momenti. La principale discriminante è ancora una volta l’età, che favorisce la pressione alta: gli anziani vengono così sacrificati per primi quando è necessario fare scelte. I ventilatori vengono riservati a chi ha più chance di farcela.

Covid, siamo tornati nell'incubo: i medici costretti a scegliere chi salvare e chi no

Un incubo nel quale speravamo di non precipitare più e nel quale, invece, siamo ripiombati. E che però non può non chiamare in causa l’operato, o meglio il mancato operato, del governo. Attraverso le pagine de Il Tempo Franco Bechis riporta il contenuto dei verbali del Cts delle ultime sedute di settembre: “L’avvio dell’anno scolastico, seppur con le misure di contenimento messe in atto, ha riportato in presenza più di 11 milioni di cittadini, fra alunni e lavoratori del mondo della scuola”. Una cifra che arriva a 14 milioni considerando anche le università. “Come prevede l’Oms, dopo ogni misura di rilascio è necessario attendere 14 giorni più il periodo di monitoraggio dati per ottenere una valutazione esaustiva degli effetti sull’andamento della curva epidemiologica”. Difficile, quindi, ottenere riscontri veri e propri “prima della fine di ottobre”. Nel frattempo, già a settembre, eravamo stati invece ampiamente tranquillizzati dal governo. Che, però, si sbagliava.

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