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Covid, informazione a senso unico. Questa volta a dirlo è una fonte autorevolissima

Pubblicato il 15/03/2022 17:13

Due ricercatori si sono impegnati nell’analisi dei dati forniti dall’Osservatorio di Pavia sul linguaggio utilizzato da giornali e televisioni durante il corso della pandemia. I risultati? Coerenti con quello che molti hanno sempre sostenuto. Ecco quali.
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Secondo molte persone, il comportamento dell’informazione italiana durante gli ultimi due anni è stato deprecabile. In tanti si sono chiesti quanto ci fosse di vero in un fiume di notizie pubblicate con lo stampino e date in pasto all’opinione pubblica. Ecco allora che per capire come siano andate le cose ci sovviene Andrea Miconi, professore di sociologia dei media allo Iulm di Milano. Con la collega Elisabetta Risi e con l’Osservatorio di Pavia, Miconi ha condotto una ricerca finalizzata all’analisi del modus operandi con cui i mass media hanno trattato l’argomento pandemia. I primi risultati sono stati pubblicati in un articolo scientifico intitolato Framing pandemic news. Una ricerca sulla rappresentazione del Covid-19 nei news media italiani, rilasciato sulla rivista Problemi dell’informazione.
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Pensiero unificato

«Quanto spazio si è dato alla tesi di “protezione focalizzata” nei telegiornali di prime time, in un anno in cui si è parlato soltanto di Covid-19?» Questa è la domanda che si sono posti il professore dello Iulm ed i suoi colleghi. La cosiddetta tesi di “proteziona focalizzata” riguarda la concentrazione degli sforzi sulla difesa della popolazione fragile, lasciando che i soggetti non a rischio facciano una vita normale, per raggiungere l’immunità attraverso il contagio naturale. Ebbene, dall’analisi automatica del contenuto verbale di tutti i tg (ben 1.071 edizioni), nel data-set, a partire dal 5 ottobre 2020, risulta che il numero di menzioni della Great Barrington Declaration (la protezione focalizzata) è stato pari a zero. È bene ricordare che tale documento è stato redatto da tre medici di comprovata fama e sottoscritto da oltre 15.700 scienziati e 46.700 medici in tutto il mondo, non quisquilie. Ne avete mai sentito parlare? Ecco.
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I giornali non hanno fatto di meglio

La medesima analisi è stata condotta anche sull’archivio dei 20 principali quotidiani d’opinione, in base al numero aggregato di lettori tra edizioni on-line e cartacee. Su 3.060 edizioni i risultati sono stati del tutto similari, tenendo conto della maggiore capienza dei quotidiani rispetto ai Tg.

Notizie occultate

Tanto basterebbe per trarre delle conclusioni su quale sia stato il livello dell’informazione italiana sul covid, ma c’è dell’altro. Una parte cospicua di notizie, infatti, è semplicemente stata nascosta, mentre la narrazione mediatica avanzava per conto suo. Miconi analizza anche una serie di termini utilizzati largamente dai media, parole come “assembramento”, che viene citata in 1.742 diversi segmenti di Tg. Insieme al suddetto termine viene quasi sempre accostata la parola “evitare”, innescando un processo psicologico volto a scaricare la responsabilità dei nefasti eventi sulle spalle della cittadinanza, senza parlare minimamente di tutte quelle occasioni di condivisione forzata degli spazi, come ad esempio l’organizzazione dei trasporti pubblici, dove certamente le cause dei famigerati assembramenti sono imputabili a forza maggiore.
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Possiamo quindi dire che stavolta “la scienza” ha demolito quei mezzi d’informazione che hanno usato la nobile dottrina come cavallo di troia per poter imporre dei concetti che, in realtà, hanno ben poco a che vedere con la scienza stessa, tenendo conto del fatto che essa si basa sul confronto e sulla confutazione, non sulla cieca imposizione di un pensiero unico.

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