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Covid, il Consiglio d’Europa censura l’Italia: “Violata la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”

Pubblicato il 06/11/2020 17:08 - Aggiornato il 06/11/2020 17:10

Una notizia tanto scomoda da essere passata in sordina. Con i Dpcm, il presidente del Consiglio dei ministri ha negato diverse libertà agli italiani. Questo è risaputo da tutti, ma non tutti -anzi probabilmente pochi- sanno della violazione dell’art 15 della CEDU, Convenzione europea dei diritti dell’uomo, da parte delle autorità italiane.

Il 14 settembre 2020, l’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale ha presentato un documento al Consiglio d’Europa. Con il suddetto, l’Osservatorio ha posto all’attenzione del Consiglio delle criticità riguardanti le misure adottate dal governo per arginare il Covid. L’8 ottobre 2020 il Consiglio di Europa conferma la questione sottoposta dall’Osservatorio e riconosce che nella gestione della pandemia lo Stato italiano ha commesso una violazione dell’art.15 CEDU omettendo di segnalare al Segretario generale la sospensione di diritti fondamentali.

La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ratificata anche dall’ Italia, prevede -infatti- che tutti gli stati rispettino una serie di libertà fondamentali e l’articolo 15 di questa Convenzione stabilisce che, “in caso di guerra o di un ‘altro grave pericolo pubblico’ che minacci la vita di una nazione, gli stati contraenti possano limitare queste libertà, limitatamente al tempo richiesto dalla situazione e a condizione che tali misure non siano in conflitto con altri obblighi di diritto internazionale. Lo Stato che intenda adottare questa possibilità deve però comunicarlo al Segretario generale del Consiglio d’Europa, informando sulla durata delle misure e illustrandone la proporzionalità”.

L’Italia non sonlo non lo ha fatto, ma “ha imposto l’isolamento persino prima dell’11 marzo, quando ancora l’OMS non aveva dichiarato la pandemia”. Mentre “quasi tutti i Paesi dell’Est hanno introdotto le misure restrittive dopo l’11 marzo e lo hanno comunicato (Estonia, Georgia, Armenia, Serbia, Romania, Repubblica di Moldavia, Repubblica di Macedonia, Lettonia ed Albania). La Francia, ad esempio, non avendo espressamente accettato l’imposizione dell’art. 15, non aveva obbligo di notifica”, riferisce il giornale.it da cui abbiamo ripreso la notizia.

Inoltre, con il riconoscimento riguardante la mancanza italiana da parte del Consiglio d’Europa, “tutti i cittadini italiani colpiti dalle misure illegittime del Governo possono rivolgersi alla Corte Europea di Strasburgo per tutelare i propri diritti violati”, riferisce l’Osservatorio.