C’erano delle ricerche in ambito militare e di guerra batteriologica dietro la famosa diffusione del virus Covid-19 da Wuhan? L’ipotesi, affatto peregrina, si fece largo già nelle prime settimane. Una coltre di mistero ammanta da oramai più di tre anni la vera origine di quel virus in ragione del quale sono stati presi provvedimenti stringenti, mai visti in tempi di pace, alcuni dei quali palesemente incostituzionali, ed elaborati protocolli sanitari del tutto inadeguati, come abbiamo più volte riportato. La vera origine del Covid-19, tuttavia, come dicevamo è stata oggetto di svariate teorie. Ora, dall’Inghilterra, si cerca di fare chiarezza: lo storico settimanale The Sunday Times ha pubblicato un lungo reportage sulle origini del virus, in Italia ripreso da Il Tempo e la Repubblica. Un lavoro complesso e fondato su documenti desecretati, interviste ad esperti e fonti dell’intelligence degli Stati Uniti, dunque un buon lavoro di giornalismo d’inchiesta, come in Italia non si fa quasi più, se non per precisi tornaconti politici. Ebbene, occorre citare per esteso il seguente passaggio del reportage: “È probabile che la pandemia da Covid sia nata da una fuga dal laboratorio di Wuhan, che la Cina stesse conducendo esperimenti proprio su coronavirus modificati in laboratorio coordinati dal Ministero della Difesa cinese in vista di una possibile guerra batteriologica e che Pechino abbia nascosto molti dati ed esperimenti negli ultimi anni alle autorità straniere”. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’inchiesta del settimanale britannico
Ribadiamo che non sono teorie “complottiste” – una etichetta, al pari di “No Vax”, che torna sempre utile ai narratori del pensiero unico e politicamente corretto – ma è scritto nero su bianco sul settimanale “fratello” del prestigioso quotidiano The Times. I primi veri focolai di Covid, dunque, sarebbero avvenuti all’istituto di Virologia di Wuhan, non già nel famigerato mercato degli animali selvatici vivi di quella città, un ambiente certo poco salubre e igienico, ma che non era il vero responsabile: la diffusione del virus sarebbe originata da un incidente di laboratorio nell’Istituto di di Wuhan. Peraltro, fa notare ancora il lungo articolo del Sunday Times, un vecchio studio su un virus artificiale combinato con il coronavirus della SARS getta ombre sulla vicenda. Già in passato il laboratorio cinese era riuscito ad unire il coronavirus W1Y1 con il SHC014, aggiungendo poi al mix un altro patogeno simile alla Sars: il risultato fu un virus super letale, con i topi geneticamente modificati con polmoni simili agli umani che morivano nel 75% dei casi dopo l’infezione. È quanto, invero, era già emerso da un inquietante studio datato novembre 2015 pubblicato dall’US National Library of Medicine. Nel documento si descrive la creazione di un virus chimerico (ovvero un composto di due differenti virus), con il Dna misto di CoV-SARS, escamotage che consente agli scienziati di manipolare il virus senza timore di contagio, con lo scopo di esaminare la potenziale minaccia dei coronavirus circolanti e aiutare a prevedere future emergenze sanitarie. Una tesi avvalorata dai sintomi accusati da alcuni scienziati che hanno lavorato nel laboratorio di Wuhan e già a novembre 2019 si erano ammalati, presumibilmente, di Covid. (Continua a leggere dopo la foto)
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I sospetti dell’intelligence USA
Inoltre, nel 2016 in una miniera di Mojiang, nella provincia di Yunnan, era stato scoperto un nuovo coronavirus contenuto in campioni ed escrementi di pipistrello, con alcuni studiosi che muoiono dopo aver sofferto di sintomi simili alla Sars. Tale variante venne denominata RaTG13 ed è molto simile a quella del Covid che si è diffuso ad inizio 2020. Per concludere, riportiamo la dichiarazione di uno degli insiders dei Servizi statunitensi sollecitati dal settimanale britannico: “A questo punto parte il loro programma di ricerca segreto e vengono coinvolti direttamente la Difesa e l’esercito cinesi per quella che sembra una preparazione a un’eventuale guerra batteriologica”. Tutto ciò non farà che aumentare il gelo dei rapporti diplomatici tra USA e Cina.
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L’istituto di virologia di Wuhan
L’istituto di virologia di Wuhan nasce nel 2003 a seguito della diffusione della Sars, sovvenzianato anche da dollari americani, con il laboratorio che nel corso degli anni inizia a testare nuovi virus rinvenuti su topi geneticamente modificati. Sempre secondo quanto riporta il Sunday Times, l’obiettivo dell’istituto è creare virus più potenti e infettivi, finché non si arriva alla “scoperta” di ciò che causerà la pandemia, mescolando il coronavirus W1Y1 con il SHC014 e un altro patogeno simile alla Sars. Una scoperta non condivisa con il resto della comunità scientifica.
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