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“Così truccavano i concorsi”: l’inchiesta di Milano che ha travolto anche Galli

Pubblicato il 06/10/2021 10:28 - Aggiornato il 07/12/2022 18:44

Per quattro volte Massimo Galli avrebbe pianificato un “simulacro di competizione”, quattro bandi il cui esito sarebbe stato alterato in maniera artificiale. Come nel caso della candidatura del primario dell’ospedale Niguarda Massimo Puoti, ben più titolato di Agostino Riva, fedelissimo del professore. E per questo fatto fuori dal concorso. Questi i dettagli emersi dalle carte della Procura di Milano in merito all’inchiesta sulla “Concorsopoli” alla statale di Milano. Una vicenda che ha visto finire nella lista degli indagati anche uno dei più noti santoni-virologi del piccolo schermo italiano.

Tra gli episodi presi in esame dalla Procura vi è il già citato bando vinto da Riva a danno di Puoti. Secondo i pm Luigi Furno e Carlo Scalas, avrebbe avuto una “lunga contiguità professionale” con Riva, coautore insieme a lui addirittura di 63 pubblicazioni. “Un “primo elemento di anomalia – scrive la procura nelle carte riportate da Repubblica – se non un conflitto d’interessi che avrebbe dovuto imporre a Galli di astenersi dal ricoprire la qualifica di presidente della commissione valutatrice”.

Un problema non da poco, quello della candidatura di Puoti, ben più titolato di Riva. Che rischiava così di vedersi sbarrata la strata. “Dalle indagini dei Nas – scrive Repubblica – emergono così numerosi incontri tra Galli (presidente di commissione giudicatrice) e Riva (candidato al concorso) in cui in due – insieme alla segretaria di Galli, anche lei indagata, Bianca Ghisi – cercano il modo per pompare il curriculum di Riva e ridurre quello di Puoti”. Così sarebbe nato il cosiddetto “accordo preventivo”, con cui si sarebbe deciso in anticipo di assegnare un punteggio maggiore ai lavori nei quali i candidati figuravano singolarmente.

“Uno stratagemma che, alla fine, funziona: Riva ottiene 69,01 punti, Puoti 66,04. Ma l’attivismo di Galli manda nel panico chi si occupa materialmente di preparare le pratiche. Come una segretaria amministrativa che esplicita il timore che il professore in questo modo rischia di finire nei guai. Di andare in galera”. Tra le tante storie emerse nel filone d’indagine sulla Statale, ce n’è anche una di corruzione: protagonista il professore Riccardo Ghidoni, coinvolto in almeno cinque casi di bandi pilotati. “All’attenzione dei Nas finisce anche un altro suo intervento, stavolta non per manipolare l’assegnazione di posti, ma per favorire i figli del suo dentista, Roberto Mannarino. In cambio dell’esecuzione gratuita di lavori odontoiatrici per circa 10 mila euro”.

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